Regia di Neil Jordan vedi scheda film
Psicologie men che elementari e la Huppert nell’ennesimo ruolo frustrato/luciferino per un thriller banalissimo, scontato e inconsistente, con personaggi privi di spessore e risvolti che si indovinano con dieci minuti di anticipo.
Neil Jordan (sì, quello di “Intervista col vampiro”, “La moglie del soldato”, “Fine di una storia”. Proprio lui) guarda a certo thriller femminile anni ’90 (mi è venuto in mente, molto alla lontana, “Inserzione pericolosa” di Barbet Schroeder), ma rimane ingabbiato nella vanità tematica di un stalking perenne senza approfondimento. Vale a dire che in “Greta” ci sono una madre alla ricerca impossibile di una figlia e una figlia alla ricerca impossibile di una madre: le ragioni del bene e del male si fermano qui, a una siffatta superficialità di caratteri cui corrisponde (inevitabilmente?) una piattezza di scrittura. Non c’è cattiveria, non c’è vera frustrazione, non viene mai realmente mostrato quel senso d’abbandono che accomuna le due donne e che avrebbe potuto essere quantomeno un punto di partenza, uno spunto interessante, un motivo d’essere.
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