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Young Solitude

Regia di Claire Simon vedi scheda film

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La recensione su Young Solitude

di alan smithee
7 stelle

FESTIVAL DI BERLINO 2018 - GENERATION / CINEMA OLTRECONFINE

L'età che va dai 16 ai 18 anni, è la vera, unica protagonista del nuovo, intenso lavoro documentaristico della appassionate cineasta Claire Simon.

La quale segue, questa volta, con la propria innata, meravigliosa capacità di estraniarsi dal contesto preso in esame, sorvolandolo da vicino e captandone le pieghe più intime e potenti, un gruppo di alunni liceali, ripresi nei momenti liberi tra una lezione e l'altra, nei dialoghi che caratterizzano la vita ed i rapporti che avvengono tra di loro a piccoli gruppo spontanei; percependo, con straordinaria capacità di rappresentazione sul pubblico di spettatori, la naturalità dei dialoghi che vedono questi giovani occupati tra di loro nei momenti più privati ed ufficiali che ognuno si ritaglia nelle frazioni di tempo libero che la giornata spesso regala o concede.

Attimi apparentemente trascurabili, ma in realtà momenti che spesso fanno la differenza e che paiono, e spesso sono, frutto di impressioni provate sinceramente da chi promuove e confessa certi stati d'animo, certe emozioni, e si fa, in questo modo, promotore privilegiato ed intenso di certe situazioni che poi la regista sceglie di includere nella sua opera, utili a connotare un contesto ben preciso e delineato.

Contesto che, in questo caso, resta legato intimamente a ciò che i ragazzi si dicono, si sussurrano, pensano e poi condividono, legati, come appaiono, ognuno ai vincoli e alle risorse ed esperienze delle proprie famiglie. Radici, quelle familiari, dalle quali tuttavia essi spesso sognano di allontanarsi, non tanto per insoddisfazione o motivi di rancore, quanto piuttosto come espressione di una raggiunta autonomia non solo economica, ma anche organizzativa, indirizzata con orgoglio verso la conquista di una indipendenza che è diritto di ogni cittadino che anela a vivere da protagonista entro una società civile che sappia valorizzarli a suo, magari inizialmente solo indiretto, ma costruttivo beneficio.

Ne scaturiscono diversi intensi e coinvolgenti ritratti di gioventù che dimostra di saper pensare, di avere addosso ancora progetti e ambizioni che spesso, generalizzando, si considerano a torto ormai valori lontani da certa adolescenza che la futilità del mondo moderno vuole viziata da una ignavia e da una rassegnazione apparentemente senza futuro.

Il tocco, magico come una carezza, della Simon, sempre apparentemente lontana, sempre ostinatamente invisibile, ma in realtà presente più che mai sugli intervistati che si aprono alla macchina da presa dando il meglio e il lato più sincero di loro stessi senza mai nessuna ostentazione di finzione o ricostruzione maldestra, genera ritratti intimi, sinceri, pudichi, profondi e puri che rimangono alla mente e ci forniscono un ritratto fiducioso e positivo, limpido di una classe sociale in corso di maturazione, ma che si dimostra attenta al mondo circostante, al sociale, propensa alla solidarietà, al rispetto delle opinioni, e, proprio per questo, meritevole - ben più della generazione al comando - di ereditare un mondo ove essa possa vivere da protagonista nell'interesse comune più manifesto e lontano da compromessi e giochi biechi di potere, dettati dal solito famelico ed incontenibile interesse economico, sempre spudorato ed esclusivo appannaggio dei furbi e prepotenti.

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