Regia di Veit Helmer vedi scheda film
ATTENZIONE SPOILER!
La collocazione della storia in Azerbaigian consente al regista, certamente abile e dotatosi di un buon CAST, che dirige in modo eccellente, di affabulare lo spettatore, almeno nell'incipit.
La parte centrale, a mio avviso, diventa ripetitiva e monotona.
Il terzo atto è volutamente tragicomico ed "eccessivo" , sia nella brutalità della punizione inflitta al Capotreno sia nel happy end che lo porta ad uscire dalla solitudine accudendo l'orfanello maltrattato.
Credo che queste percezioni a me derivino dalla scelta registica di non utilizzare dialoghi parlati: salvo rarissime eccezioni però gli attori contemporanei non sono attrezzati mimicamente come i loro colleghi del "muto" (al quale si rifà spesso il regista, ad es. nell'episodio della Vedova) e dunque "manca" qualcosa nella comunicazione allo spettatore.
Insomma, un po' di Charlot e Keaton, un po' di Tati: un deja vu che non ha toccato le corde del mio Cuore.
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