Regia di Luis Buñuel vedi scheda film
Bunuel ci avverte subito con una lapalissiana didascalia: questo film è 'tratto da' Cime tempestose di Emily Bronte e non ne è una trasposizione ciecamente fedele; ciò che importa maggiormente al regista, però, è che lo spirito del romanzo di origine sia rimasto intatto nell'opera filmata. Come dargli torto? Ha detto tutto lui. Di questo film, a quanto pare fortemente voluto dal regista, si può dire che non sia fra i titoli più ricordati (o, meglio, memorabili) di una carriera comunque esuberante di opere notevoli; si può dire allo stesso modo che, all'interno del periodo messicano (che stava per concludersi), Bunuel avesse fatto ben di meglio e che qui le consuete sferzate di satira e di feroce critica alle istituzioni, alla religione, alla borghesia, al rapporto uomo-donna paiano sopite. Ma certo non si può trattare questa versione di Cime tempestose, la prima nella storia del Cinema (in Italia pochi anni dopo arriverà la seconda, diretta da Mario Landi nel 1956 con protagonisti del calibro di Massimo Girotti ed Anna Maria Ferrero), come se fosse una qualsiasi rappresentazione su pellicola di una celebre opera letteraria; le invenzioni 'bunueliane' saranno meno del consueto, ma questa volta il regista ha semplicemente intenzione di omaggiare un romanzo che evidentemente ha molto amato: e questa è la sua personalissima maniera di rendere un omaggio. Sceneggiatura del regista e di Julio Alejandro; nel cast non compaiono nomi di grande risalto, ma quello di Irasema Dilian (Catarina) era all'epoca abbastanza noto in Italia, dove aveva lavorato per De Sica, Mattoli, Freda, Camerini, C.L. Bragaglia ed altri ancora. 6/10.
Alejandro torna dall'amata Catarina dopo alcuni anni: è diventato ricco e la rivuole per sè. Lei però si è sposata con Eduardo, al quale confessa disperata di amare ancora Alejandro. Che, per ripicca, sposa la sorella di Eduardo. Ma la passione degli antichi amanti è indissolubile...
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