Regia di Samu Fuentes vedi scheda film
Un'opera sospesa nel tempo e nell'affascinante paesaggio. Un'opera tanto asprigna e cruda quanto liricamente e sinceramente ancorata in un territorio freddo ed inospitale.
Interessante prima regia per Samu Fuente.
Una parabola asprigna, cruda sospesa nel tempo e nell'affascinante paesaggio.
Con i dialoghi ridotti al minimo è la colona sonora, tessuta dai violini e dagli archi ad accompagnare il protagonista e la sua moglie "acquistata" in una relazione a loro inaccostabile. I loro destini si addentreranno così nell'universo che fu esplorato da Thomas Anderson con Danny Day-Lewis.
Si perchè in questo tempo (forse siamo in un tardo 1800 o iniziale 900) le donne si comprano ancora anche se il desiderio di una discendenza mal si sposa poi ad una vita solitaria e faticosa.
Il protagonista è muscolarmente interpretato da un bravo Mario Casas, la regia si prende i suoi tempi dilatati e con un montaggio minimale e con fascinosi long-take o piani-sequenza svolge una pellicola burbera, tanto aspra quanto liricamente ancorata ad un territorio inospitale e selvaggio. I tempi non sono noia ma un ritratto potente della vita reale di dati territori. Ed è proprio il territorio il secondo personaggio dell'opera mirabilmente fotografato.
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