Regia di Woody Allen vedi scheda film
E' un Allen ancora acerbo e un po' limitato, come sempre pieno di grandi idee, ma qui ridotte spesso alle dimensioni della barzelletta o della scenetta fine a sè stessa - del resto la struttura ad episodi non può che evidenziare questo stile frammentario e dispersivo. Per la prima volta il regista sceglie (ma solo in alcune parti) un altro protagonista da sè, e c'è da dire che finchè la scelta ricade su Gene Wilder si va sul sicuro. Qualche episodio più riuscito e qualche altro non particolarmente incisivo; già si denota la fonte cinematografica e letteraria dell'ispirazione alleniana, soprattutto in materia di classici (l'episodio del buffone di corte è un compendio di 'shakespearismo'); da non disprezzare, ma il comico newyorchese ha fatto ben di meglio in quel periodo.
Episodi che rimandano ad annose discussioni in materia sessuale: il travestitismo, la sodomia, gli afrodisiaci, etc. Quelli che rimangono più impressi sono senz'altro Gene Wilder dottore che si innamora di una pecora; il buffone di corte Woody Allen che tenta di sedurre la regina e viene mandato a morte (primo tentativo di irridere i grandi classici della letteratura), la tetta gigante che imperversa come nei b-movie di mostri spaziali e la chiusura con gli spermatozoi pronti all'eiaculazione.
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