Regia di Hervé Mimran vedi scheda film
Rinascita fisica e morale di un manager ‘moderno’. Fabrice Luchini bravissimo, diverte e nobilità una pellicola con un soggetto decisamente esile.
La malattia scombussola la vita di un cinico manager (che potrebbe ricordare il nostro Marchionne poichè lavora nel settore automobilistico): ne rimescola le esigenze,rimodulando il rapporto con i propri cari, facendo conoscere meglio se stesso ma soprattutto aprendo il proprio interesse verso gli altri.
Quel sentimento di onnipotenza del quale sono affetti gli uomini di successo del ventunesimo secolo crea una dipendenza ed un disinteresse verso il mondo esterno, si dimentica di avere figli,parcheggiandoli nei collegi, si passa da una moglie all’altra con relativa facilitá, si trattano le persone con le quali si lavora con superficialitá considerandole solo delle pedine necessarie, ed a volte nemmeno quello, al raggiungimento dei propri obiettivi.
Due ictus ravvicinati trasportano l’uomo dai saloni dell’auto alle corsie di un ospedale e da allora si profila un cambio di rotta inesorabile ma catartico per il personaggio principale interpretato da Fabrice Luchini.
Soggetto tutt’altro che originale che almeno ha la buona creanza di non cadere nel patetico e ci evita una prevedibile storia d’amore finale che avrebbe veramente fatto scadere la pellicola che si regge su un’idea abusata come quella della disumanizzazione nella società moderna e della perdita dei valori.
Onestamente la presenza del sempre bravo Luchini permette a questo ‘Parlami di te’ di meritare di essere visto, magari in lingua originale, poiché presumo che il doppiaggio abbia appiattito incredibilmente una sceneggiatura a tratti esilarante.
La dislessia provocata al protagonista dalla malattia durante e dopo la riabilitazione crea gags verbali così divertenti e raffinate presenti anche durante i titoli di coda.
Bell’idea quest’ultima che merita da sola una mezza stelletta nel giudizio finale!
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