Regia di Sang-soo Hong vedi scheda film
CINEMA OLTRECONFINE
C'è un locale in Corea del Sud, in un sobborgo cittadino semplice, popolare, tutt'altro che glamour o attraente, in cui le persone accedono per poter parlare liberamente: un bar semplice e disadorno che si riesce a trovare solo se si conosce la zona, tutta vicoli stretti e secondari, entro i quali pare impossibile per in imprenditore riuscire a trovare una soddisfazione in termini commerciali, un ritorno economico che invogli a proseguire nell'impresa.
Eppure il locale sopravvive, ed è piuttosto frequentato, gestito da proprietari discreti, quasi invisibili.
Al suo interno, coppie di persone discutono apertamente davanti ad una bibita qualunque, visto che il livale non è noto per alcun cicktail particolare o specialità gastronomica di sorta. La regia ci presenta, anzi ci scaraventa nel vivo di alcune discussioni tra clienti, facendoci diventar parte dei crucci e delle problematiche che assillano queste anime inquiete o tormentate.
Solo una ragazza, in un angolo, se ne sta sempre sola in disparte, impegnata a scrivere sul suo computer. Capiremo che, forte del suo udito sviluppato, la ragazza trae spunto dalle storie di vita chw ascolta ndl licale, per metter mano ad un suo componimrnto scritto che non sappiamo se destinato ad essere pubblicato, o piuttosto a rimanere come un diario intimo ad utilizzo personale.
Prolifico e puntuale come d'abitudine, torna con un piccolo, adorabile gioiello intimo ed intimista, il Rohmer coreano che molti apprezziamo e seguiamo ormai da anni, per deliziarci con le piccole storie e i drammi intimi e sentimentali che uniscono, dividono e creano ostacoli mentali e fisici tra un manipolo di anime tormentate o inquiete.
Inutile soffermarci sulle dinamiche di ogni singola vicenda: si tratta quasi sempre di coppie scoppiate, erose o compromesse da rimorsi per azioni od omissioni commessi nei singoli episodi personali vissuti di recente.
Ma i problemi esistono anche per unire, per solidarizzare, creare affiatamenti e intese efficaci pee tornate a provare stimomi e positività utili a darci la forza di continuare.
La vita prosegue, le piantine che un provvido droghiere ha piantato in diverse bacinelle sulla strada che porta al locale, cominciano a svilupparsi, a vivere ognuna la propria esistenza.
Hong Sangsoo e il suo trascinante bianco e nero, ci ammaliano con la semplicità disarmante di un minimalismo nervoso ma accattivante delle sue piccole vicende umane e intime che compongono le sue opere: dilemmi e isterismi di uno sciame umano che ha tutto o molto, ma non trova una soluzione per dirimere le proprie incolmabili inquietudini sentimentali.
Non proprio il film di Natale, ma una pellicola che gioca coi sentimenti e che risulta particolarmente azzeccata in questo periodo festivo.
Grass condensa in 66 minuti di crucci esistenziali una gioia di fare e vivere il cinema e rappresentarlo nei suoi minimi e più reali contorni e intime sfaccettature.
Non certo un film "da" Natale, ma il film perfetto per catturare lo spirito di tolleranza e comprensione proprio o almeno coerente con questo particolare periodo dell'anno.
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