Regia di Christopher McQuarrie vedi scheda film
Alla sesta missione, la migliore fino ad ora, la saga si perfeziona sempre di più, alzando l'asticella tanto nelle memorabili scene d'azione quanto nella complessità della vicenda e dei personaggi. Proseguendo sulla falsa riga di M:I-5, McQuarrie porta la serie sino a vette impensabili, sia dal punto di vista spettacolare che qualitativo. Voto 7,5
Alla sesta missione (in teoria) impossibile, il tradizionale modus operandi secondo cui un determinato regista non può dirigere più di un episodio della serie, viene interrotto. Christopher McQuarrie, infatti, ha ottenuto un risultato talmente soddisfacente con il precedente Rogue Nation (da lui scritto e diretto), che è stato chiamato anche per questo Fallout: e basta vedere l’incipit prima della sigla iniziale per capire che si ha di fronte il miglior Mission: impossible uscito fino ad ora. E non solo per le scene d’azione sempre più adrenaliniche e magistralmente girate (alcune delle quali meriterebbero una recensione a parte) o per la tendenza ad alzare sempre di più l’asticella. Inaspettatamente, invece, uno dei principali punti di forza del film è l’incredibile padronanza che il regista ha nel gestire tutte le convenzioni di una pellicola di questo tipo, aggiornandole, talvolta rinnovandole, ed evitando di conseguenza una qualsiasi forma di ripetitività; ciò permette di raggiungere uno standard qualitativo e un equilibrio fino ad ora inediti per la saga, la quale dimostra di riuscire ogni volta non solo a reinventarsi, ma anche a perfezionarsi. Per quanto riguarda invece gli sviluppi narrativi, McQuarrie prosegue su un terreno sapientemente battuto già in Rogue Nation, con tutti i (molti) pregi e i (pochi) difetti del caso: se infatti la vicenda, di per sé troppo ingarbugliata e a tratti prevedibile, è ravvivata da numerosi colpi di scena ben assestati che rinvigoriscono di continuo la narrazione, il lavoro svolto sulla caratterizzazione dei personaggi è ancora una volta coerente e impeccabile, soprattutto per quanto riguarda Ilsa Faust, interpretata da una sempre affascinante Rebecca Ferguson, e il villain del quinto film Solomon Lane, la cui presenza carismatica aleggia per buona parte del minutaggio della pellicola anche quando non è in scena. Sono questi due personaggi, insieme a quello della moglie di Ethan Hunt (una Michelle Monaghan più sopportabile rispetto a M:I-3), a costituire un perno fondamentale della sotto-trama principale del film: il protagonista di Tom Cruise è qui invecchiato, stremato, in perenne stato confusionale, sempre meno infallibile e sempre più soggetto ad errori, sia sul posto di lavoro che nella vita privata. Già dalla prima scena, in cui si risveglia da un incubo, capiamo la sua situazione, in bilico tra rimorsi del passato e inconciliabilità di due vite, quella con la moglie, a cui ha rinunciato anni prima per non mettere a rischio la vita della donna che ama, e quella da agente dell’IMF, in cui rischia costantemente la propria di vita; in molti dei momenti cardine della storia, dunque, Ethan Cruise (o Tom Hunt, come preferite) è messo di fronte a una scelta: sacrificare la vita di una persona che gli è a cuore per salvare l’umanità o il contrario? Il bello di questo sesto capitolo è soprattutto, come già accennato sopra, nella perfetta armonia tra l’approfondimento dei personaggi e la componente d’azione, che qui raggiunge vette impensabili e autenticamente memorabili, tra massacranti coreografie in stile Bruce Lee nei bagni pubblici e mirabolanti inseguimenti in elicottero. Promosso anche il cast, dagli storici comprimari (sempre funzionali Ving Rhames e Simon Pegg) ai nuovi arrivi (ottima Angela Bassett, misteriosa Vanessa Kirby, a suo agio Henry Cavill). Sicuramente una durata più breve avrebbe permesso una maggiore fluidità nella narrazione, ma non è un difetto che inficia più di tanto la godibilità di un prodotto che, per come è stato pensato e realizzato, potrebbe fungere tranquillamente da chiusura (in bellezza) per la saga. Ma, prima che si possa anche solo fare questa considerazione, sono già stati annunciati il settimo e ottavo episodio: se si continua con questi standard, non c’è alcun problema.
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