Regia di Tsai Ming-liang vedi scheda film
Non sono mai stato un fan sfegatato del cinema cinese, popolare o nazionalista che fosse e non lo divento per questo film, per quanto possa essere significativo.
Hsiao-Kang è un giovane toccato dalla disgrazia, dopo avere accettato di immergersi in un fetido fiume che scorre attraverso Taipei, per un film che si sta girando nei dintorni.
Il dolore sempre più lancinante che affligge il giovane è tanto improvviso da costituire una sorta di miracolo alla rovescia. L'origine misteriosa del male costringe il giovane, accompagnato dal padre, pensionato e con pulsioni omoerotiche, ad un pellegrinaggio attraverso studi medici e case di santoni e guaritori. Nonostante che il malessere risieda probabilmente nella sfera nervosa, dovuta ad una totale incomunicabilità familiare, questo espediente consente al regista di intersecare ad una poetica che si rifà (quanto meno implicitamente) ad Antonioni il pellegrinaggio desichiano di Ladri di biciclette attraverso gli anfratti della metropoli taiwanese, con annesso pedinamento dei personaggi.
Tsai Ming-liang offre, anche con questo film, una visione desolante sui rapporti familiari ed interpersonali del suo paese d'adozione.
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