Regia di E. Cappuccio, M. Gaudioso, F. Nunziata vedi scheda film
E' un piccolo gioiellino questo film italiano della metà degli anni '90, ahimè fin troppo misconosciuto. Omaggio vero alla Storia del Cinema, ma non in salsa post-modernista tarantiniana ma in modo più felliniano: le spiagge, il girovagare, il grottesco che qui la fa da padrona, e decisamente più debitore di un'estetica e di una lirica italiana (basti pensare ad una delle scene iniziali con una carrellata di volti di bambini degna di un film neo-realista degli anni '50). Infine vorrei ricordare la scena in cui Eugenio Cappuccio va a visitare la vecchia zia assurge ad una potenza lirica incredibile, trasformandosi da una richiesta (mai fatta) di aiuto economico e una riflessione sull'infanzia, il tempo e la morte.
Il meta-cinema dei tre registi la fa da padrona, la storia vera di tre apprendisti registi, cinefili e un po' improvvisati, è quella proprio di Nunziata, Gaudioso e Cappuccio. E la sceneggiatura che stanno scrivendo, poi, non è nient'altro che "Il Caricatore" stesso. Da un punto di vista formale, la trama risulta comunque assai godibile con una serie di piccole "chicche" che rendono il ritmo del film molto godibile.
Daniele Sepe fa un ottimo lavoro, la colonna sonora è fanfaronesca e malinconica al punto giusto. Folgoranti marcie e pezzi quasi epici si confondono con brani per piano solo in un ottimo connubio. Da segnalare anche le numerose canzoni napoletane melodiche inserite, sono davvero ben usate e servono sempre a rendere una precisa idea del momento rappresentato dall'immagine.
Nulla, il film è una piccola chicca che, invece, avrebbe molto da dire sullo stato attuale del cinema italiano.
Le scelte registiche sono sempre ottime, il bianco e nero azzeccato in quel rendere un'atmosfera vintage, nonostante l'ambientazione contemporanea, e i movimenti di macchina sempre puntuali. Da segnalare il dolly fatto proprio nel momento in cui Fabio Nunziata e l'operatore vanno a noleggiare la macchina da presa. "Questo è un dolly", e un dolly, effettivamnente, parte. Geniale.
Come sopra.
Come sopra.
La sua è l'interpretazione più al di sopra delle righe, ma in fondo deve rendere bene il suo personaggio e accentuarne i lati grotteschi in modo da mantenersi in linea con tutta l'atmosfera del film. Ottimo.
Tra i tre personaggi quello di Massimo è forse il più normale, alle prese con i normali problemi di una famiglia giovane,una moglie disoccupata, sempre impacciato e un sogno nel cassetto difficile da realizzare. La recitazione è sempre molto contenuta e si adatta bene al personaggio. Un bravo anche a Gaudioso.
Il personaggio di Fabio è sicuramente il più difficile dei tre, introverso in modo diverso dall'insicuro Massimo, si risolverà per essere una delle pedine fondamentali nell'avvicinamento del produttore Arcopinto.
Arcopinto in versione parodistica di un padrino è davvero buffo, la sua è una recitazione volutamente esagerata in quel suo morboso tenere alla partita di calcio. Alla fine, come nella più classica delle tragedie greche e come ci suggerisce la didascalia che appare nel film, si ritroverà ad essere vero e proprio deus ex machina affinchè la storia si risolvi con un lieto (?) fine.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta