Regia di Clint Eastwood vedi scheda film
La politica americana è, più che potere assoluto, assoluta ipocrisia.
In generale, è un bel thriller politico, anche se secondo me non appartiene ai capolavori di Eastwood. Secondo me dovrebbe intitolarsi “Falsità assoluta”, per il ritratto che fa della politica americana.
La conduzione narrativa è buona, e certi momenti sono ad alto tasso di suspense: il furto nella villa, l'attentato con la macchina, e l'iniezione velenosa in ospedale. Naturalmente gli attori sono bravi. Il protagonista è un personaggio che assomiglia un po' al futuro corriere della droga di “The mule”, almeno per quanto riguarda il fatto che ha gravemente trascurato la famiglia. Insomma, ha tratti autobiografici. Hackmann, come presidente, è perfettamente odioso nella sua totale ipocrisia, e gli attori che interpretano le sue guardie del corpo (alias scagnozzi) valgono anche una menzione. I loro personaggi sono definiti con pochi tratti interessanti: uno è vigliacco e ruffiano, completamente acritico alle malefatte commisionategli, l'altro presenta accenti crescenti di crisi di coscienza. Molto riuscito, a questo proposito, il ritardo e la riluttanza con cui dice “signore” rivolgendosi al presidente.
Il finale è di rivalsa, ma anche amarognolo, soprattutto per quella vendetta personale di un personaggio, sterile come tutte le vendette, quando il egli avrebbe potuto usare quello che sapeva a vantaggio della collettività.
Secondo me, a tratti, c'è qualche piccola forzatura narrativa, come l'improvvisato servizio taxi del protagonista, e certi suoi calcoli e strategie un po' troppo ellittiche dal punto di vista narrativo.
In ogni caso, è un bel thriller che ci tiene col fiato sospeso, senza inutili truculenze e inseguimenti posticci.
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