Regia di Carlo Lizzani vedi scheda film
Buona prova di Lizzani che, pur limitandosi alla superficie dell’ambiente descritto, narra vizi privati e pubbliche virtù dell’aristocrazia, di sangue e di denaro, della capitale. E lo fa con un cast di tutto rispetto, con attori che iconograficamente incarnano alla perfezione l’antipatia dei personaggi che sono chiamati ad interpretare, mentre stona soltanto il personaggio del veneto agente di polizia Tonon, incongruamente affidato al napoletanissimo Cannavale. Per la giustizia umana, tutti questi personaggi sono degli intoccabili, che, pur essendo amici di politici e prelati, vivono di prepotenza nell’illegalità, facendo sfoggio della propria differenza di status con le persone comuni, ad esclusione – come dice il commissario Tartamella (Manfredi) – del 31 marzo, il giorno della presentazione della dichiarazione dei redditi, quando queste persone diventano, come per incanto, poverissime. Il film, invece, con un eccesso di moralismo (o, come si dice oggi, di giustizialismo) rispetto ad una realtà che rappresenta il trionfo dell’immoralità, mette questi ricconi nelle mani di una giustizia superiore, che non avrà pietà di loro. Lizzani ed i suoi sceneggiatori fanno morire questo gruppo di parassiti per annegamento, intorno allo yacht dal quale hanno dimenticato di calare la scaletta prima, di tuffarsi tutti in mare. E non servirà a niente che, nel tentativo di fabbricare una corda per arrampicarsi a bordo, siano costretti a togliersi i costumi da bagno per annodarli insieme. Potrebbe, però, servire allo spettatore per accorgersi finalmente che il re è nudo.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta