Regia di Carlo Lizzani vedi scheda film
Una cerchia di personaggi appartenenti a vario titolo alla "Roma bene" - alti prelati, affaristi, aristocratici - quasi tutti molto ricchi, pur tentando in ogni modo di tutelare l'immagine pubblica, conducono esistenze dissolute e spregiudicate. Fanno affari ovunque e con chiunque; sono avidi. Non hanno remore nel tradire il partner o utilizzare il sesso per raggiungere il loro scopo. Sono infidi, ed, anche tra loro, non lesinano scorrettezze e cattiveria, con conseguenze a volte letali; sui loro misfatti indaga il commissario Quintilio Tartamella. La leggerezza con la quale questi personaggi ricchi e potenti affrontano la vita, perderà, infine, molti di loro. Carlo Lizzani dirige una commedia grottesca ed amara impregnata con ogni evidenza di una forte critica sociale. I personaggi di certo "bel mondo" costituiscono una cricca ben poco raccomandabile. Utilizzano le loro risorse economiche, influenze ed amicizie per accrescere il loro benessere ed il loro potere, ed incidentalmente soddisfare un edonismo sfrenato. Non vi sono limiti a tutto ciò. Gli affari si fanno anche con appartenenti a culture, nel frangente storico, non amiche dell'Occidente; del resto, pecunia non olet. La ricerca del piacere non ha rispetto per vincoli familiari o affettivi. Nulla impedisce ad uno di loro di far del male al prossimo, anche un altro membro della stessa cerchia, con azioni od omissioni. Tutto ciò è malamente camuffato sotto una patina di buone maniere, parlar forbito, eleganza e "saper vivere". Il regista non fa certo sottile ironia; descrive tutto ciò con estrema nitidezza, spingendosi a tratti oltre il limite del plausibile. Induce, dunque, una domanda. Come è possibile tutto ciò ? Vediamo che solo un poliziotto, Quintilio Tartamella, avendo "capito il gioco", è in grado di porre in difficoltà questi personaggi; lo fa a più riprese, essendo chiamato ad indagare per reati connessi alle loro azioni. Il commissario riceve, tuttavia, una promozione e successivo trasferimento, affinchè ... molli l'osso. Dunque la critica non si ferma alle incisive caratterizzazioni dei riccastri; è da considerarsi estesa ad un sistema che consente a personaggi tanto negativi di orientare, con intrallazzi di ogni sorta, le sorti politiche ed economiche della nazione. Il processo va avanti per forza d'inerzia, è richiesta un po' di spregiudicatezza e di certo non molta intelligenza. I signori della "Roma bene" affrontano la vita con estrema leggerezza; ed appunto è per una disattenzione che la loro vita finisce appesa ad un filo, destinato a spezzarsi, a dispetto del loro denaro, del loro rango, delle loro conoscenze. Tra gli attori, ho apprezzato Nino Manfredi, nel ruolo del commissario Tartamella. Egli ben conosce l'indole dei "signori" con i quali entra ripetutamente in contatto, ne ha un'opinione (correttamente) negativa che non manca di esporre nei suoi dialoghi con il sottoposto Tognon (Enzo Cannavale). Gioca con gli indagati come un gatto con il topo; in una sequenza memorabile, tiene testa ad un nugolo di aggressivi avvocati. Sono presenti nel cast molti altri nomi noti; Virna Lisi, Irene Papas, Philippe Leroy, Vittorio Caprioli e Gastone Moschin, nel ruolo di un monsignore gaudente e traffichino. Il racconto è diviso in episodi; predominano toni vivaci, grazie alla valida colonna sonora, ed al concitato esprimersi dei personaggi. A primo impatto, questo film sembra limitarsi ad esprimene una critica grossolana contro una categoria di personaggi di certo non amata, bensì temuta, o invidiata, dalle persone comuni; così, tuttavia, non è. I personaggi della "Roma bene" - ma potrebbe essere una qualunque città d'Italia - prosperano grazie ai molti "signori nessuno" che scendono a compromessi, pur di ottenere una briciola del loro benessere, o, semplicemente, d'essere lasciati in pace. Non fa giustizia l'uomo, ma una sfortunata coincidenza indotta dagli stessi protagonisti. E' su questi aspetti che Carlo Lizzani spinge a riflettere. Una buona commedia grottesca; intelligente, arguta, amara.
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