Regia di Zhang Yimou, Yang Fengliang vedi scheda film
Terzo film di Zhang Yimou, "Ju dou" è un melo che anticipa per certi versi le tematiche del suo capolavoro "Lanterne rosse" poiché anche qui il regista denuncia lo sfruttamento della donna nella Cina feudale degli anni Venti. Il film all'inizio fu bandito nella Repubblica popolare Cinese, ma dopo qualche anno fu distribuito sull'onda del successo internazionale del regista e della sua riabilitazione presso il governo di Pechino. È una pellicola che colpisce per le sue immagini fortemente connotate a livello visivo, quasi espressioniste, dove la scenografia della tintoria con i suoi cromatismi accesi gioca un ruolo anche simbolico di primo piano. Zhang vi costruisce un melodramma perfino torbido dove torna a vibrare il tema di una tradizione oppressiva che causa l'infelicita' della sposa ridotta in schiavitù Ju Dou e del figliastro del marito che diviene il suo amante e le farà generare un figlio che diverrà lo strumento di una vendetta implacabile. Il film funziona molto bene soprattutto nella prima parte mentre verso la fine si avverte un lieve calo quando le tinte della storia si fanno sempre più cupe ed esasperate. Gong Li assicura il suo fascino e la sua recitazione concitata ad un film che ci mostra scene di erotismo inedite per una pellicola cinese ed è affiancata da un bravo Li Baotian come co-protagonista. Oltre alle scene della tintoria di forte impatto visivo almeno la scena della processione funebre in bianco, che in Cina è il colore del lutto. Candidato all'Oscar come miglior film straniero, fu battuto da un film svizzero di cui pochi si ricorderanno al giorno d'oggi. Anche se non raggiunge la perfezione stilistica ed emotiva di "Lanterne rosse", conferma che in quel periodo Zhang era uno dei migliori registi sulla scena internazionale.
Voto 8/10
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