Regia di Zhang Yimou, Yang Fengliang vedi scheda film
Un storia torrida, violenta, difficile e cromaticamente giusta; un percorso del femminile attraverso tre film, che Yimou ha inquadrato benissimo, attraverso l’allora sua musa Gong Li. Il film ebbe delle vicissitudini ad iniziare dalla produzione che per poterlo fare fu prodotto dai giapponesi, pur rispettando la nazionalità del cast che rimase cinese, fu presentato a Venezia, ma il governo politico non ha mai permesso che fosse distribuito in Cina, e la candidatura agli Oscar come film straniero fu osteggiata più volte. Guardando il film è senz’altro una critica moralistica, ma anche una censura sensibilmente politica, che risulta con molta evidenza come una parabola del potere. A parte questi fattori, strettamente contingenziali del momento storico cinese, quello che conta oggi è vedere il film dal lato prettamente cinematografico, quello che colpisce subito è la storia della donna, appunto Ju, come era già successo in Sorgo Rosso e in quello posteriore di Lanterne Rosse. Un palcoscenico molto efficace che viene ambientato nella tintoria delle sete, dove anche i macchinari diventano protagonisti del racconto, in un immagine quasi claustrofobica della violenza del dramma a cui si assiste, dove sono messi in evidenza i valori atavici di una società che viene messa in discussione dalla donna, ed il personaggio di mezzo come quello del nipote, fa da ponte allo scontro e rimarrà schiacciato dalle forze vere e proprie. Il personaggio del figlio è emblematico, nel senso che rappresenta la restaurazione del potere, soprattutto in maniera violenta e determinata, senza mai il rispetto dei sentimenti e delle ingiustizie, a cui i genitori sono stati messi alla prova in maniera disumana, vedendosi calpestare le loro individualità e amore. Al regista fu affiancato un altro collaboratore, ma il film rimane essenzialmente di Yimou, anche se il regista giustifica questa presenza come in uso Cina per dare l’opportunità a registi giovani di fare esperienza, questo il lato ufficiale, mentre quello ufficioso e, forse, più vero è che il governo cinese mise un controllo al Yimou.
storia da vedere più che da racontare
pseodo collaboratore
una regia quasi programmatica
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