Regia di Umberto Lenzi vedi scheda film
Carroll (Baby doll) Baker, regina incontrastata dei gialli erotici grazie a Romolo Guerrieri e confermata -in ruoli sexy e perversi- da Lenzi, qui in una parte drammatica e profondamente romantica... ma anche gelidamente straziante, come effetto di un coltello di ghiaccio sulla nuda pelle.
Martha (Carrol Baker) da piccola ha visto morire i genitori in un incidente ferroviario. In seguito alla traumatica esperienza ha perso la voce. Quando la cugina Jenny (Evelyn Stewart) si reca a trovarla con l'intenzione di fermarsi qualche giorno, inizia una serie di delitti, riconducibili forse alla stessa mano: le vittime sono ragazze e ad aprire il triste conteggio è proprio Jenny. Martha entra nelle mire di un ignoto persecutore che sembra seguirne i movimenti e spiarla. Mentre riti satanici si svolgono nella zona e, in particolare, un drogato praticante la setta segreta viene messo sotto accusa, a cadere nelle mire del folle omicida è la piccola Christina, testimone inconsapevole che ha rinvenuto sul luogo di un delitto il medaglione dell'assassino, annotando in un diario particolari che potrebbero dare un volto al killer...
Da Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Carroll:
"Il furetto disse a un topo, che incontrò subito dopo:
'Tu verrai con me carino, devo farti processare. E farti condannare per il tuo grande misfatto. Vedrai che a giudicarti senz'altro sarà un gatto'".
E come Alice la povera Martha si muove in un labirinto di enigmi e di sensazioni oscillanti dall'incertezza al timore, dal brivido alla paura, dalla solitudine alla tristezza. Soffre la dolce, indifesa, sfortunata Martha. Soffre, silente, come un animale ferito, chiuso nei confini dell'umana debolezza -prima che in gabbia- in attesa di giudizio, che sarà una probabile condanna.
Martha rappresenta Alice, ma non passa, non attraversa, non sosta nel Paese delle meraviglie. No. Al contrario. Altra è la destinazione. Perché Martha è umana e quindi è destinata a soffrire. Perché Martha vive in questo mondo, e quindi sarà vittima prima ancora che carnefice. Martha ha perso la parola perché in una società di orrori -qual è la nostra- non ci sono definizioni che possano dare un senso al dispiacere che l'esperienza di certe vite (maledette, segnate, emarginate) comporta.
Ancora, di nuovo, da Alice nel paese delle meraviglie:
"Il furetto disse a un topo, che incontrò subito dopo:
'Tu verrai con me carino, devo farti processare. E farti condannare per il tuo grande misfatto. Vedrai che a giudicarti senz'altro sarà un gatto'.
Disse il topo, poverino:
'Ma quale processo, caro signore? Senza giudice e senza giuria ...'
'Io sarò giudice e sarò giuria', disse il furetto con ironia.
'Ho deciso la tua sorte: condannato sarai a morte!'"
"La paura è un coltello di ghiaccio che lacera i sensi fino al fondo della coscienza".
Il coltello di ghiaccio si apre con questa citazione attribuita ad Edgar Allan Poe mentre le prime immagini si concentrano sulle scene sanguinarie di una corrida (e non a caso di coproduzione tra Italia e Spagna si tratta).
Dietro alla macchina da presa sta Umberto Lenzi qui (insolitamente) riflessivo e contenuto. Invece di ricorrere alle (spesso facili) sequenze d'effetto, imposta la vicenda sul piano psicologico (come poi farà con Spasmo) utilizzando l'ottima performance di Carroll Baker, attrice feticcio del regista sin dalla fase dei sexy-thriller (Orgasmo, Paranoia, Così dolce... così perversa) e qui alla sua ultima collaborazione. Molto bella la sceneggiatura, evidentemente in debito con La scala a chiocciola, impreziosita anche dai raffinati dialoghi.
Il giallo è un meccanismo contorto, come suggerisce un finale davvero inatteso, che sembra collegare questo film alla Lucertola con la pelle di donna.
Di nuovo, nella vasta area -terra di confine, senza regole e senza vincitori- affollata da gialli/horror italiani troviamo corsi, ricorsi, intuizioni che si ripetono a volte in anticipo, a volte in seguito a titoli più celebri: così anche qui abbiamo una villa... accanto al cimitero, un paperino (da non seviziare se non altro perché meccanico) e una piccola testimone che, come in Mio caro assassino, inchioda con una serie di segnali scritti (là in uno specchio, qui su un diario) l'omicida.
Citazione
"Il culto del Demonio non è mai cessato. Può sembrare assurdo ma sette di satanisti fioriscono dappertutto. Vi sono persone che hanno l'inferno nell'anima. Ricordi la strage di Bel Air (Charles Manson, n.d.r.) tre anni fa? Omicidio rituale venne giustamente definito. È l'impulso del Male che esplode improvviso e irrefrenabile...
Un satanista (è) una creatura spinta da un'oscura sete di sangue".
(George Rigaud, zio Ralph)
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