Regia di Pierluigi Faraldo vedi scheda film
Marco torna in Italia dopo la guerra e una lunga prigionia; trova sua moglie sposata con un altro e pensa a un gesto estremo. Lo salvano l'amore di Elisa, che vive con l'anziano padre, e l'amicizia di Nicola, disperato come lui, che lo coinvolge nella criminalità. Su questa strada però Marco troverà l'ultima, definitiva tragedia.
Tragico ritorno è un bizzarro ibrido fra due generi che in apparenza risultano antitetici: il neorealismo - verità cruda, quotidianità contemporanea, messaggio 'civile' - e il melodramma, fatto invece di pura finzione, stereotipi e lacrimoni, puro intrattenimento. La sceneggiatura (di Giacinto Solito, Giuseppe Mangione, Leo Bomba e del regista, da un soggetto di Ermanno Randi) calca entrambi i toni principali dei due filoni: la realtà e la tragedia, cosa che in fin dei conti non fa una grinza se si considera la situazione dell'Italia nell'immediato dopoguerra; andando ai punti prevale sicuramente il melodramma, basti considerare il cast di interpreti tutti professionisti e la recitazione impostata, tutto il contrario di quanto il neorealismo prevedeva. Al di là di queste banali considerazioni, la considerazione forse più interessante che nasce dalla visione di questa pellicola è che siamo nel 1952 e l'involuzione del cinema italiano dimostra di saper produrre nuovi stimoli da vecchie idee, materiale già visto. Marcello Mastroianni ha appena 28 anni ed è ancora un giovane attore in cerca di spazio: ne otterrà parecchio, come è noto, e qui dimostra di meritarselo tutto; al suo fianco troviamo Doris Duranti, Franca Marzi, Dante Maggio e Raf Pindi. La confezione è onesta, di mestiere, cosa non del tutto scontata se si valuta il nome del regista: Pier Luigi Faraldo, meteora della settima arte nel periodo 1939-43 (nel quale diresse 4 pellicole di scarsa fama) e tornato sul grande schermo per l'ultima volta proprio in questa occasione, a 9 anni dal precedente La vita torna. 3,5/10.
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