Regia di Terence Young vedi scheda film
Secondo capitolo della saga dedicata all’agente al servizio di Sua Maestà. Stavolta James Bond (Sean Connery) è inviato in Turchia, ad Istanbul, in piena guerra fredda, per rubare ai russi il Lektor, un marchingegno ipertecnologico che legge codici altrimenti indecifrabili. La attende una spia russa, Tatiana Romanova (Daniela Bianchi), all’inconscio servizio della SPECTRE, grazie all’intercessione delle perfida numero 3, Rosa Klebb (Lotte Leyna). Sulle piste di Bond c’è il letale Red Grant, che lo seguirà fin quasi in Italia, per il grande scontro finale sul treno, tra Zagabria e Trieste.
Confezionato alla perfezione, con una sceneggiatura di ferro, il film assume nuovi connotati: Bond è meno metodico e più amatore e la sua scaltrezza è coadiuvata dai gadget: machismo e tecnologia saranno costanti che non abbandoneranno Bond per tutto il resto della serie. Ironico, anche se non agli standard a cui ci abitueranno i successivi capitoli e più movimentato del precedente (anche se in confronto ai sequel di 50 anni dopo è come un pesce rosso che si muove accanto ad una piscina infestata da squali); ne viene fuori un film meno fascinoso, ma più legato alla matrice spionistica (la ventiquattrore in dotazione è il sogno di milioni di spettatori, così come le scarpe con il coltello retrattile).
Film più maturo del suo tempo: la Bondgirl mostra il fondoschiena, due gitane si battono tra loro e poi finiscono in orgia con 007 e l’anziana numero 3 della SPECTRE ostenta apprezzamenti lesbici.
Film all’altezza della saga. Se si cerca il film su qualche manuale, attenzione il titolo italiano è “A 007. Dalla Russia con amore”.
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