Regia di Terence Young vedi scheda film
Il mio affetto sconfinato nei confronti di "From Russia with love" abbraccia l’intera pellicola e coloro che ci hanno lavorato, è proprio con questo film che si consolida il mito di James Bond dopo l'ottimo esordio di "Dr No" che era comunque più contenuto nei costi ed essendo il primo aveva l'inevitabile valenza di apripista con le proverbiali clausole introduttive dell'universo, in questo caso bondiano, dell'entourage del personaggio e dello stesso agente segreto; in questo secondo atto della saga ciò che era stato fissato nel film precedente viene approfondito ed ampliato con l'introduzione di elementi che diverranno standard negli anni a venire come la pre-title sequence che in questo capitolo delinea da subito come lo scontro fra Bond e la S.P.E.C.T.R.E. sarà il pezzo forte della trama, ci viene mostrato il villain principale Red Grant e come in episodi futuri la sequenza da l’illusione che OO7 venga addirittura ucciso ma è ovvio che l’eroe principale non muore alla fine dell’avventura figuriamoci all’inizio, un altro elemento fondamentale che ricorrerà nella serie costantemente è il personaggio di Q interpretato da Desmond Llewelyn, l’attore batterà tutti i record di partecipazione nel corso degli anni arrivando a collaborare con ben cinque interpreti nel ruolo di Bond durante la sua attività quarantennale, il suo personaggio inizia in sordina in questo episodio consegnando la valigetta multiuso a OO7 in una sequenza di qualche minuto ma nei capitoli successivi arriverà a partecipare attivamente alle missioni oltre ad essere visitato nel suo laboratorio con bella mostra dei prototipi in più di una occasione fonte di spunti esilaranti.
Connery prosegue la sua carriera da super spia in smoking e farfallino intraprendendo una esotica missione ad Istanbul dove deve prendere contatto con una segretaria all’ambasciata russa a nome Tatyana Romanova interpretata con classe e bravura dalla bella Daniela Bianchi che deve permettergli l’accesso agli uffici dove lavora per impossessarsi del dispositivo da decifrazione LECTOR, Bond si appoggia al controspionaggio turco dove trova un perfetto alleato in Karim Bei e la sua cerchia di spie a gestione famigliare ma non sa che i suoi veri avversari non sono i russi ma l’organizzazione criminale denominata S.P.E.C.T.R.E. che viene questa volta presentata in maniera particolareggiata e non soltanto nominata come nel film precedente: il quartier generale con una carrellata sulla fase di addestramento è l’occasione per presentare Rosa Kleb incaricata di schiacciare i bottoni sul piano architettato dallo scacchista Kronstine ma il pezzo forte è la comparsa del gatto persiano bianco carezzato dalle mani di Blofeld il capo carismatico dell’organizzazione che spiega il modus operandi della S.P.E.C.T.R.E. in agguato come uno sciacallo in attesa che i due contendenti si siano sbranati per mangiarseli entrambi, l’attore che interpreta l’arcinemico di Bond è Anthony Dawson, già presente nell’avventura precedente nel ruolo del dottor Dent ma questa volta il suo volto non è mai inquadrato, la Kleb è invece interpretata da Lotte Lenya e la sua scarpa con lama retrattile avvelenata è una delle armi più memorabili dell’intera saga.
Terence Young ritornò dietro la macchina da presa coadiuvato dall’imprescindibile montatore Peter Hunt che risolse alcuni problemi di non poco conto primo fra tutti quello di dover rigirare alcune scene di raccordo quando già le scenografie erano state smantellate, l’idea fu quella di proiettare una immagine fissa delle sequenze già girate alle spalle degli attori, l’effetto funzionò e non si nota affatto ad esempio nei primi piani di Rosa Kleb a colloquio con Blofeld all’inizio del film, un altro problema insorto durante la lavorazione era la precaria salute di Pedro Armendariz che fu sostituito da una controfigura nei campi lunghi della sequenza del campo nomadi, il programma fu adeguato privilegiando le sequenze che vedevano impegnato il bravo attore messicano proprio perché era suo grande desiderio terminare questo film che riteneva il più importante della sua carriera e non si sbagliava visto che ancora oggi “From Russia with love” è uno dei film classici della serie e molti fans lo considerano il migliore perché pregno di quella atmosfera spionistica da guerra fredda depurata di tutte le stupidaggini ridanciane che contamineranno il tono da Goldfinger in poi, inoltre è da considerare come il più hitchockiano dei Bond movies primariamente per l’omaggio che Young gli ha fatto girando la scena dell’elicottero analoga a quella dell’aeroplano in “Nord by nordwest” ma soprattutto per tutta la parte nell’Orient express stracarica di suspance conclusa dal celeberrimo corpo a corpo fra Bond e Red Grant, il marmoreo sicario biondo platino interpretato da Robert Show clonato all’infinito nell’arco della serie, la sequenza in questione è ancora oggi un gioiello di precisione millimetrica nel montaggio dei frames e lo si deve ancora una volta ad Hunt oltre alla prestazione memorabile dei due interpreti che Young ha diretto e ripreso come meglio non si poteva tanto da rimanere validissima seppur messa a confronto con le mirabolanti scene d’azione del terzo millennio delle quali può essere considerata a pieno titolo la madre.
La musica stupenda è il primo contributo del grande John Barry ed il pastiche con il tema di James Bond sui titoli di testa segna il suo ingresso fragoroso nel mondo di OO7, il brano cantato da Matt Monroe si ode invece in una sequenza da considerare storica perché è l’unica della saga in cui una Bond girl ricompare per la seconda volta: mi riferisco a Silvia Trench avvinghiata a James Bond su una barca mentre il nostro eroe tiene a bagno una bottiglia di Dom Perignon del 59 con l’alluce destro, immagine emblematica della classe immensa che il Bond di Connery aveva.
L’ultima chicca riguarda Fleming che compare indossando una camicia bianca in una immagine di raccordo mentre il treno diretto a Trieste gli passa a fianco ed è bello constatare come questo suo unico cameo nella serie sia capitato proprio in uno degli episodi più significativi e rispettosi dei romanzi che vedono protagonista il personaggio da lui ideato e non ancora tramontato.
Regia asciutta e luminosa, ha dato vita al Bond classico che diventerà un punto di riferimento inevitabile per quelli a venire.
Continua ad incarnare un Bond impassibile e di gran classe non proprio coincidente a quello dei romanzi ma efficacissimo ed indimenticabile.
Daniela Bianchi è una Bond girl fragile ed indifesa che non può resistere al fascino di Connery ma alla fine tira fuori il carattere, bellissima donna, personaggio classico e memorabile.
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