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Il principe di Homburg

Regia di Marco Bellocchio vedi scheda film

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La recensione su Il principe di Homburg

di Maciknight
6 stelle

Il film è tratto da un famoso dramma di Heinrich von Kleist scritto all’inizio dell’800 e contestualizzato nel 1675 durante le guerre nordiche con il regno di Svezia. Qualche elemento cinematografico in più avrebbe giovato al film, ma forse lo scopo era la caratterizzazione dei personaggi, non perfettamente riuscita

Il film è tratto da un famoso dramma di Heinrich von Kleist scritto all’inizio dell’800 e contestualizzato come eventi nel 1675 durante le guerre nordiche con il regno di Svezia (allora era considerata un Impero, occupava i tre quarti della Scandinavia). Il principe di Homburg è un generale al comando di un reggimento agli ordini del Principe Elettore di Brandeburgo (i principi elettori si contavano sulle dita delle mani, erano equivalenti a monarchi nei loro regni, ed avevano il privilegio di eleggere l’Imperatore del Sacro Romano Impero Germanico). Il giovane, come anche altri del cast (come se il casting fosse l’anello debole dell’organizzazione che ha prodotto il film) convince poco, a partire dal fatto che i tratti dell’attore prescelto sono mediterranei e non teutonici, lo avrei visto meglio in un dramma alla corte di Napoli che non nelle vesti di un principe prussiano. Anche la giovane Barbara Bobulova, nella parte della principessa nipote dell’Elettore, seppur impegnata allo spasimo e con enfasi per essere convincente, in realtà rivela l’inesperienza, essendo solo il suo secondo film in Italia. La sceneggiatura è tipicamente da opera teatrale lenta e con prosa retorica, il film si concede solo qualche sgroppata a cavallo e qualche detonazione con scoppio di petardi fumogeni, degli ottimi costumi della cavalleria prussiana, ma assolutamente nessuna scena bellica, solo abbozzi e simbolismi giusto quanto basta per indicare narrativamente gli eventi storici sottesi.

Tutta la narrazione scorre con un percepibile senso di incombente tragedia e elevato senso dell’autorità e del rispetto per la forma, anche nelle protagoniste femminili, in ogni frangente emerge questo senso di appartenenza ad un mondo in cui il dovere e la forma è tutto ciò cui si deve ambire e cui sottostare. Il giovane principe si è discostato da questi valori a mio avviso perché psicolabile, per non dire schizofrenico (all’epoca della scrittura del dramma la diagnosi non esisteva ancora, ci voleva ancora un secolo …), la versione ufficiale è sonnambulismo, in realtà in ragazzo psicologicamente è fragile e disturbato, vive poco concentrato sulla realtà, durante la stessa importante riunione dello Stato Maggiore prima della battaglia con gli svedesi, in cui il Feldmaresciallo dava gli ordini ed assegnava i compiti ad ogni ufficiale d’alto rango, lui era distratto, mentalmente assente, cazzeggiava … per cui il giorno dopo in battaglia dovette chiedere al suo amico ed assistente quali erano gli ordini e dopo averli ascoltati li ha immediatamente violati ordinando la carica invece di attendere. Incongruo e squilibrato come comportamento, oltre a manifestare totale incompetenza. Reazioni da adolescenti frustrati e sbruffoni che ricercano la gloria effimera per farsi belli agli occhi della propria amata e dei propri superiori. Ed infatti si scoprirà ascoltando attentamente i dialoghi (che sono tutto in questo film, unitamente ai costumi) che il Principe Elettore era già stato testimone di ben due comportamenti simili da parte dello psicolabile principe di Homburg che gli avevano fatto perdere ben due battaglie. Non c’è il due senza il tre, dice l’adagio popolare, ma da parte di chi subisce le conseguenze l’interpretazione di solito è meno paziente e clemente. In tal caso il principe elettore deferisce alla Corte Marziale il pischello d’alto rango, innamorato per giunta della principessa nipote dell’Elettore, che dopo la condanna a morte intercederà presso lo zio riuscendo, con parole molto ricercate ed appropriate, a convincerlo a concedergli la grazia. La condanna a morte potrebbe sembrare eccessiva e paradossale soprattutto dopo che con la carica di cavalleria il principe di Homburg abbia riportato una vittoria , ma in tempo di guerra i codici militari sono piuttosto severi e gli ordini non si discutono ma si eseguono, a meno che siano folli, e quindi è assolutamente ingiustificato il comportamento del rampollo psicolabile. In proposito è significativa e molto pertinente una delle frasi finali pronunciate dall’Elettore di fronte agli ufficiali che intercedevano a favore del condannato, con la quale fece loro notare che era la terza volta che trasgrediva agli ordini e condizionava con la sua inaffidabilità l’esito della battaglia, in questo caso era andata apparentemente bene, ma aveva comunque aggravato la situazione conflittuale con la Svezia, rimandando solo l’esito del conflitto, per cui l’Elettore con severità chiede agli ufficiali se erano disposti a rischiare di nuovo la propria vita guidati da un simile generale, segue mutismo totale. Una delle scene più efficaci e significative del film. L’altra scena di valore del film è quella in cui di fronte alla grazia concessa, finalmente il principe psicolabile, che in seguito alla condanna a morte dimostrò viltà e disperazione, paura, per non dire panico, ed era disposto pure a ripudiare il suo rango ed il fidanzamento con la principessa nipote dell’elettore pur di salvare la pelle, si riscatta nobilmente dimostrando di aver capito la situazione, dimostrando improvvisa maturità, responsabilità e consapevolezza di quali sarebbero state le ripercussioni se avesse accettato la grazia, sia a livello simbolico che sulla credibilità dell’autorità dell’Elettore e sul sistema di potere e sui ranghi militari, per cui vi rinuncia disposto a non violare il suo onore ed affrontare il suo fatale destino. Ma le cose andranno diversamente, a metà tra sogno e realtà onirica, come solo nei drammi teatrali le cose possono andare pur di conseguire un lieto fine. Qualche elemento cinematografico in più avrebbe maggiormente valorizzato il film, ma forse c’erano problemi di budget e lo scopo era più che altro la caratterizzazione dei personaggi, non interamente riuscito.

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