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La terra dell'abbastanza

Regia di Damiano D'Innocenzo, Fabio D'Innocenzo vedi scheda film

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La recensione su La terra dell'abbastanza

di Baliverna
5 stelle

Due ragazzi di periferia finiscono quasi per caso al soldo di un'organizzazione criminale, ma la prendono troppo alla leggera.

Mah, in questa storia di criminalità di periferia vedo pregi e potenzialità, ma anche di sicuro degli errori non piccoli: uno volontario, gli altri credo di no. Quello volontario è, secondo me, la scelta di inquadrare con primi o primissimi piani gli attori, a volte parzialmente sfocati, e qualche campo lungo ogni tanto. In generale l'ambiente viene inquadrato poco. Mi chiedo il perché di questo stile, che, per quanto mi riguarda, mi riesce indigesto e fastidioso. A me interessano anche gli ambienti e gli interni, che vengono inquadrati pochissimo e in modo confuso. E i pochi campi lunghi non riescono a a pareggiare i conti.

Gli altri errori sono secondo me inquadrature (di nuovo) che presentano in modo confuso momenti chiave (il secondo omicidio), e una sceneggiatura che fa scivolare via troppo facilmente il passaggio dei ragazzi da scavezzacollo di periferia ad assassini su commissione di un'organizzazione criminale. E' difficile, cioè. conciliare il forte senso di colpa per l'investimento involontario, con il sangue freddo con cui uccidono il marocchino subito dopo, senza mostrare un percorso interiore. Ma nel film c'è un continuo passaggio tra il cinismo più liscio e slanci di amicizia e di amore filiale e parentale, come pure tra rimorsi e indifferenza. Secondo me sono passaggi irrisolti, che portano tra l'altro ad un finale alla Robert Altman, cioè come un pugno nello stomaco con ghigno.

Peccato, perché la trama e l'ambientazione avevano grandi potenzialità, e il film ha sicuramente un paio di momenti ben girati e recitati, grazie anche ad un Luca Zingaretti che lascia il segno. Il dialogo a tavola, a questo proposito, impressiona e incide pur con i suoi toni dimessi.

Forse i registi hanno rovinato un po' la loro opera per ambizione, per la voglia cioè di girare un film d'autore, pur non avendone il talento.

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