Regia di Damiano D'Innocenzo, Fabio D'Innocenzo vedi scheda film
Esordire senza una vera scuola di regia alle spalle parrebbe un azzardo, ma i fratelli Damiano e Fabio D'Innocenzo sorprendono tutti, con un film molto bello, in cui non sbagliano nulla. Già il titolo è splendido e rivelatore e se potrebbe rimandare alla solita commediola sui tempi magri dell'italia, è invece un ritratto amaro e più vero del vero, del paese che siamo diventati, un far west da terra di nessuno. Il film pare uno spin off di "Dogman", ma solo per ambienti, per Roma, per periferie e per linguaggio, e qui, il dialetto, assume un ruolo fondamentale rendendo un po' ostica la visione per chi non è nato colà. Ma la forza, al di là di una storia un po' abusata, sta proprio negli attori, con i due ragazzi protagonisti che sono eccezionali nel creare un'empatia con lo spettatore tale da farci dimenticare la finzione del film. Molto bravo anche Max Tortora, non pensavo. Ma sono tutte facce perfette e l'intensità che sprigionano è il motore del film. Come già scritto, è solo la trama a essere un po' risaputa e rimasticata da tanti altri film di borgata, anche se l'idea iniziale è bella e notevole, ma poco importa, davvero. Sono nati due nuovi cineasti italiani e Dio solo sa quanto l'arsura cinematografica italiana ne abbia bisogno. Evviva. Tra i film più belli di questo 2018.
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