Regia di Davide Ferrario vedi scheda film
Prendendo spunto da uno dei romanzi italiani di maggior successo di metà anni novanta, Ferrario racconta con garbo, ironia ed un buon ritmo le vicende di un neet ante litteram alle prese con il tentativo di dare un senso alla sua vita
Ferrario prende spunto da uno dei successi letterari di metà anni '90 per imbastire una commedia spumeggiante che, nello stile, ricorda molto i coevi "Ovosodo" e "Cresceranno i carciofi a Mimongo" (anche se, almeno personalmente, trovo i film di Virzì e di Ottaviano più riusciti e strutturati). Attraverso le vicende di Walter (un giovane ed efficace Valerio Mastandrea), perennemente sospeso tra la voglia di dare un senso alla sua vita ed il gusto di vederla scorrere senza fare nulla (oggi lo definiremmo un neet..), Ferrario racconta il diagio giovanile con una buona dose di ironia e di irriverenza, senza mai soffermarsi troppo sul perchè ma seguendo soprattutto il come le cose avvengono, tra un padre operaio (il grande Monni) che va a trans (con un giovane Wladimir Luxuria) ad una zia che è la vera ancora di salvezza per Walter (Caterina Caselli in una parte comunque marginale). Una commedia gradevole, dove trovano spazio anche gli esordi di Anita Caprioli e Luciana Littizzetto.
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