Regia di Nunzio Malasomma vedi scheda film
Una donna viene uccisa nella sua villa da un malintenzionato; la piccola figlia vede l'assassino, ma nel trauma seguente ai fatti perde la vista. Riconosciuto colpevole, Ferdinando Baldieri viene condannato a morte. Suo figlio, una volta adulto, diviene un ottico di grande spicco e viene chiamato a guarire la figlia della donna uccisa anni prima.
La cieca di Sorrento è un racconto del 1852 di Francesco Mastriani, qui trasformato in sceneggiatura cinematografica da Tomaso Smith con la regia del discreto mestierante Nunzio Malasomma, già dedito da qualche anno a pellicole di simile stampo popolare. Poca azione e tanto pathos nell'ora e un quarto di durata del film, un polpettone francamente pesantino, dotato di scarso ritmo e che non va per il sottile quanto a drammatizzazione. Fra gli interpreti compare una giovanissima Anna Magnani, che è qui al debutto, quantomeno da accreditata sui titoli di testa; troviamo inoltre sulla locandina i nomi di Dria Paola, Corrado Racca, Adolfo Geri, Carlo Duse e della piccola Miranda Bonansea, nei panni della bambina, già nota come voce (cioè doppiatrice in Italia) di Shirley Temple. Con il medesimo titolo, ma risultato decisamente migliore, uscirà quasi vent'anni dopo (nel 1953) un film girato da Giacomo Gentilomo e con protagonista Antonella Lualdi. Nel 1934 d'altronde i mezzi concretamente a disposizione non erano eccellenti e la censura fascista aveva la mano pesante. 3,5/10.
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