Regia di Eric Rohmer vedi scheda film
Trovo che i film in costume di Rohmer siano mediamente un po’ meno riusciti di quelli in ambientazione contemporanea. Il regista vi riproduce (o meglio vi ritrova) i suoi abituali meccanismi: la forza della fedeltà, le tentazioni dell’infedeltà, gli equivoci che separano una coppia; però i dialoghi risultano meno spontanei, più paludati, producendo un effetto straniante peraltro non sgradevole. Il film è la fedele messa in scena del racconto di Kleist (da cui proviene anche la sorridente didascalia finale, “Una serie di piccoli russi fece seguito al primo”): nel 1799 la marchesa del titolo, vedova e con due figlie, viene salvata da uno stupro durante l’assedio della sua città. Il suo salvatore, un conte russo, si rifà vivo dopo qualche tempo e le chiede di sposarlo, ma ottiene solo una risposta dilatoria. Con stupore lei si scopre incinta e viene cacciata dalla casa dei suoi, che credono abbia una relazione: mette allora un annuncio sul giornale, invitando il colpevole ad assumersi le proprie responsabilità. Il giorno fissato si presenta il conte: aveva approfittato di lei durante il sonno, dopo averla salvata. Il matrimonio viene celebrato per salvare le apparenze, ma solo dopo un anno il conte otterrà il perdono della marchesa e verrà da lei accolto come un vero marito. Il bello del film è la sua assenza di sorprese: la rivelazione del responsabile è in fondo quella più logica, spiegando a posteriori certi particolari (il conte aveva insistito per sposarsi subito e aveva dichiarato di aver commesso una sola azione indegna, ignota a tutti, e di accingersi a ripararla). Ci si abbandona tranquillamente al piacere della narrazione.
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