Regia di Eric Rohmer vedi scheda film
Questo è tassativamente da considerare un capolavoro sotto ogni punto di vista: è uno dei film più perfetti, più intensi, più suggestivi, più sublimi mai visti. Una storia tratta con fedeltà da Heinrich von Kleist, pur essendo stata adattata in dialoghi, una vicenda splendida carica di tensione e di risvolti psicologici, etici e simbolici eccezionali, restituita con cura sopraffina nella capacità di cogliere il momento della luce naturale, nell'ambientazione di una villa tedesca in stile classico, nella direzione magistrale dei grandi attori di teatro tedeschi, nel gioco di rimandi pittorici carichi di significato (L'incubo di Fussli) e di intrecci visivi nei riflessi degli specchi o nelle aperture degli interni: un connubio unico tra macchina da presa e corridoi, salotti, porte, arredi. Potente inoltre la presenza del non visibile, del non detto, che lascia spazio allo scavo psicologico, alla costernazione, all'inquietudine del sogno, a una gravidanza che angoscia proprio per il suo rimando alla verginità della madre del Cristo, una gravidanza che pare sconvolgere nel film l'ordine naturale delle cose ma che di sicuro sconvolge le mentalità, i rapporti affettivi, le regole morali di società; ed è anche una sorta di romanzo di formazione, per tutti i personaggi interpretati da attori perfetti. Due curiosità: 1) pare che in uno specchio venga riflesso per un attimo un microfono (unico "difetto" del film, ma anche i difetti rendono più affascinante un capolavoro); 2) La marchesa von... è uno dei film preferiti in assoluto di Peter Greenaway, e non stupisce il perché. 10
Quello che mi stupisce, ancora, è come Rohmer riesca ad essere così emozionante anche senza musica: qui abbiamo, se non sbaglio, solo qualche colpo di tamburo e la vera melodia sono proprio i dialoghi, splendidi nel contenuto allo stesso modo del loro tessuto sonoro.
Nulla.
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