Regia di Marco Ferreri vedi scheda film
Gerard Depardieu con la voce di Michele Placido si rotea su una sedia, tira fuori la lingua tinta di verde, indossa una maglietta con su scritto “Survived”. Esce dal suo appartamento-scantinato, agli angoli delle strade di una New York irriconoscibile e desolata ci sono degli uomini in tuta bianca con maschere antigas (una sorta di presagio inquietante già presente in "Dillinger è morto" e "Il seme dell'uomo"), Lafayette/Depardieu si reca a lavoro, fa il tecnico delle luci in un teatrino underground e in un museo delle cere. Egli fa anche l’accompagnatore di anziani soli, tra cui l’italiano Luigi il quale sulla spiaggia all’ombra di un King Kong riverso sulla sabbia trova un piccolo esemplare di scimmia che regala a Lafayette. Questi verrà accudito e vestito e gli verrà data un’identità…
Marco Ferreri con "Ciao maschio"firma un altro dei suoi capolavori scomodi e proiettati nel futuro. La New York filmata dalla sua cinepresa e fotografata in modo magnifico da Luciano Tovoli è una metropoli dalle mille luci accese dei suoi tanti grattacieli ma spenta al suo interno, svuotata di persone e quelle poche che si aggirano di giorno sono sole e malinconiche. Lafayette parla poco e preferisce a volte comunicare con un fischietto i suoi stati d’animo, gesticola come una scimmia anche se rappresenta la crisi dell’uomo moderno, viene violentato da un gruppo di femministe per poter capire le conseguenze dello stupro mettendosi sullo stesso piano degli uomini. Come gli rimprovera Angelica, l’unica donna che lo ama, egli scambia lo scimpanzé Cornelius per un essere umano e per un vero figlio (“l’uomo si accontenta di surrogati”), mentre rifiuta quello che aspetta da lei (altro passaggio pessimista sui rapporti uomo-donna). L’uomo si sente inadeguato ed eternamente insoddisfatto. Quando Cornelius viene ucciso dai topi Lafayette crolla e poi, come una reazione a catena, si autodistruggerà insieme alla rappresentazione finta dell’umanità (il museo delle cere) e al suo direttore Flaxman, strenuo difensore di una civiltà ormai decaduta. Luigi, anarchico irriducibile reclama amore, sesso e attenzioni ma nessuno lo ascolta. E’ il volto della disperazione, i primi piani sui suoi occhi umidi e lacrimanti sono strazianti. Lui e Lafayette sono due facce della stessa medaglia (Mastroianni e Depardieu sono mirabili nelle loro interpretazioni).
Il regista de "La grande abbuffata"con occhio disincantato e lungimirante racconta una storia universale, New York come qualsiasi altro luogo del pianeta sono lo specchio di un mondo fatto di solitudine e WHY?! La chiusura è un classico del suo cinema, finale qui velatamente aperto alla speranza con Angelica e la figlioletta sulla riva di un “mare madre e origine organica dell’uomo”.
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