Regia di Marco Ferreri vedi scheda film
A parte un paio di errori madornali (la giraffa col microfono invade l'inquadratura in due sequenze), è uno dei film più affascinanti del regista milanese sul piano figurativo e scenografico. Ciò che rende suggestiva la visione di "Ciao Maschio" è il modo surreale con cui Ferreri riesce a rappresentare una New York indefinita, sospesa fra realtà e astrazione, europa e america, passato e futuro, il prototipo della metropoli globalizzata, post-moderna, sull'orlo dell'apocalisse. Il feretro di King Kong deposto in una spiaggia costeggiata da freddi grattacieli; il museo delle cere, traboccante di oggetti, suppellettili, manichini, immagini che ingessano la Storia e la Civiltà dell'uomo; il teatrino off delle femministe, ma soprattutto la squallida dimora di Lafayette (con l'emblematica scritta "Why?" sul muro, una biga come sofà, topi ovunque); ma anche il candido appartamento della vedova, il giardino di Luigi...Anche sul piano dei contenuti il film offre molti spunti e si pone come compendio di 2 decenni di cinema ferreriano (gli anni 70 e 80 degli apologhi grotteschi): i mutati rapporti uomo-donna alla luce dell'emancipazione femminile; i concetti "alternativi" di famiglia e maternità/paternità; lo scontro animalità/cultura e il problema dell'educazione; l'invadenza di oggetti e immagini nella vita delle persone; il richiamo atavico della pulsione sessuale (il fischietto di Lafayette come unico suo mezzo di espressione nonchè richiamo erotico, come poi in "I love you"), amarezze e passioni della terza età (come poi nella "Casa del sorriso"), l'autodistruzione del maschio e la sopravvivenza della femmina ("Il futuro è donna"). Ferreri conduce la parabola con mano sicura, sui binari di un onirismo non rigoroso come quello di Bunuel, ma assai suggestivo nel suo essere spurio, bastardizzato, spiazzante, contaminato con bruschi risvegli (i riferimenti alla realtà contemporanea: i comunisti italiani, i ricordi dell'occupazione tedesca, il femminismo, la derattizzazione di NY). E' uno di quei film capaci di stimolare una seconda visione o comunque una riflessione articolata.
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