Regia di Buster Keaton, Donald Crisp vedi scheda film
Il disadattato è forse, per contrappasso, proprio colui che meglio si adegua alla realtà: infatti è colui che, forte della sua mancanza di intraprendenza, si piega alle circostanze con ammirevole flessibilità. Per lui le incongruenze della vita sono nicchie in cui adagiarsi mollemente, con una fantasiosa ingenuità che è l'imprevedibile poesia dei poveri di spirito. Le prodezze di Buster Keaton prendono spunto da quei cortocircuiti della storia che sono i ghirigori della casualità, dove la sfortuna si intreccia magistralmente con l'imbranataggine, per dare luogo a combinazioni talmente assurde da sforare nella genialità. Così l'ovvietà vira in sorpresa, con un gioco spiazzante in cui la goffaggine, applicata alla banalità, sovverte in maniera inaspettata l'ordine normale delle cose. La creatività dello spostato è la scintilla scaturita dal suo attrito con il mondo; le sue idee sono insolite perché prive di quel substrato di buon senso che, negli altri, finisce, in fondo, per degenerare in cieca consuetudine. Le imprese dettate dalla sconsideratezza producono successi e fallimenti con uguale probabilità e, in questo modo, costringono la storia a zigzagare tra occasioni e insidie, secondo una gimcana funambolica tipica dello spettacolo circense. Il principio della comicità sta nello sbagliare con incredibile bravura: il culmine dell'arte claunesca è un acrobatico capitombolo, che Buster Keaton riesce a trascinare lungo un film intero, con una ritmicità da saltimbanco ammortizzata da un'eroica imperturbabilità. Il percorso ad ostacoli si snoda sinuosamente tra gli oggetti della vita quotidiana: in questo caso sono gli accessori di una nave da crociera a fungere da armi improprie a quella micidiale inettitudine che uccide la noia del dato di fatto disgregandola in un disarmante effetto frana. Tutto, dai barattoli di zuppa alla muta da palombaro, diventa un bizzarro trabocchetto che, però, la dabbenaggine può miracolosamente trasformare in un'insperata opportunità. Ignorance is bliss, come recita uno degli intertitoli: e, in The Navigator, la beatitudine dell'ignoranza si accompagna a quell'andare alla deriva in cui la ragione si addormenta non per generare mostri, bensì innocenti e meravigliosi sogni d'oro.
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