Regia di Claude Pinoteau vedi scheda film
Un film come cent'altri sui turbamenti adolescenziali, con l'alibi di aver lanciato un'attrice con l'argento vivo addosso, ma con le aggravanti del semplicismo e della svenevolezza.
Il tempo delle mele dispone di una fama spropositata: in fondo è solo un film come cent'altri sui turbamenti adolescenziali, con l'alibi di aver lanciato un'attrice con l'argento vivo addosso (Sophie Marceau, la protagonista), ma con le aggravanti del semplicismo e della svenevolezza. Il regista Claude Pinoteau dirige con un ritmo eccessivamente rapido che azzoppa qualsiasi possibile spiraglio d'indagine su ciò che pensano, sentono e provano i personaggi (e il montaggio sincopato non aiuta) e stende un copione confusionario e superficiale, che tende a buttare tutto in farsa e a scollarsi dal reale. L'ironico finale a sorpresa fotografa sottilmente il mood lunatico dell'età della trasformazione da bambini ad adulti e la tenera scena in cui Mathieu (Alexandre Sterling) mette le cuffie del walkman a Vic e balla un lento con lei è un appassionato simbolo degli anni Ottanta. Tuttavia, la trama parallela riguardante la rottura e la riconciliazione dei genitori della ragazza è slargata ben oltre la necessità ed è folta di circostanze – suo padre (Claude Brasseur) che simula una frattura per coprire il tradimento con la ex e sfascia l'automobile dell'amico per avvalorare tale menzogna; sua madre (Brigitte Fossey) che distrugge il negozio della donna e non passa guai – campate per aria. La saggia bisnonna di Vic è Denise Grey. All'epoca, un successo internazionale.
Comunque meraviglioso il tema musicale di Vladimir Cosma cantato da Richard Sanderson (Reality).
Film APPENA PASSABILE (5) — Bollino VERDE
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