Regia di Marco Bellocchio vedi scheda film
Un magistrato e sua sorella abitano insieme, legati da un rapporto fra simbiotico e parassitario: lei va verso la pazzia, lui tende a soffocarla; la donna di servizio e il figlioletto sono gli unici a portare una ventata di vita nella casa (e proprio per questo sono malvisti dal padrone), finché arriva un artista di strada cinico e un po’ delinquente... Bellocchio dipinge un altro interno borghese malato dopo il seminale I pugni in tasca (realizzerà un’altra variazione sul tema con il successivo Gli occhi, la bocca, in un gioco via via più risaputo): lo fa con toni apertamente grotteschi, che fanno pensare a Buñuel (le paranoie del protagonista di Él) e che a volte suscitano le risate nonostante il contesto disturbante. Michel Piccoli, con la sua eterna aria da gattone assonnato, si cala alla perfezione nel personaggio: vittimista, acrimonioso, biascicante (con la voce di Vittorio Caprioli), sempre sulla difensiva. E il regista si ricorderà del finale in Bella addormentata: ma per ribaltarlo serenamente, scartando l’opzione del salto nel vuoto.
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