Regia di Marco Bellocchio vedi scheda film
Figlio naturale dei "Pugni in tasca", nel senso che i due fratelli protagonisti potrebbero essere il fratello e sorella del fim d'esordio, trapiantati a Roma, anziché cresciuti nella provincia emiliana, "Salto nel vuoto" è l'ennesima variazione bellocchiana sull'istituto familiare borghese, qui complicato dall'insorgenza della (sospetta) follia. Come nella famiglia dei "Pugni in tasca", anche qui aleggia un vago sottofondo di attrazione incestuosa tra fratello e sorella, seppure qui è sublimato in una forma di nevrosi che nasce da una certa qual sindrome dell'abbandono. Uomo colto, il protagonista maschile (il sempre misurato Piccoli) tenta di volgere a proprio vantaggio gli elementi che si trova davanti nella sua attività professionale di magistrato, e, da buon apprendista stregone, mal gliene incoglie. Gli sarà fatale la tardiva maturazione della sorella, la quale comincerà ad accarezzare un percorso di autonomia affettiva. Bellocchio gestisce assai bene una materia difficile, anche se nel finale indugia fin troppo nel giungere ad una conclusione che, in ogni caso, non era per niente scontata.
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