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La supertestimone

Regia di Franco Giraldi vedi scheda film

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La recensione su La supertestimone

di mm40
4 stelle

La commedia all'italiana nel 1971 è ormai alle corde, spremuta all'eccesso e sovrastata da un nuovo tipo di comicità, più diretta e volgare. Questo La supertestimone, scritto da Ruggero Maccari e Tonino Guerra (con il contributo di Luisa Montagnana per il soggetto), tenta di adeguarsi ai tempi che corrono e, a dirla tutta, neppure sfigura più di tanto. Perchè non è scontata la riflessione sull'ansiogena furia iperfemminista, incarnata qui dalla solita, splendida Monica Vitti, che come tutti gli estremismi, tutti i ragionamenti e le ideologie portati all'eccesso è capace di fare danni immensi e rinnegare la logica (un uomo finisce vent'anni in galera per un omicidio mai commesso, sostanzialmente perchè 'è un bruto'); ed è interessante anche la (questa meno originale, è vero) misantropica morale conclusiva, che sostanzialmente descrive l'uomo come essere privo di veri sentimenti e incapace di redimersi realmente. Una caricatura, nulla di particolarmente graffiante o innovativo, ma nel complesso riuscita: anche perchè oltre alla già citata Vitti c'è Ugo Tognazzi come co-protagonista e la coppia, inutile dirlo, è perfetta; il film ruota tutto intorno a loro, ma in ruoli minori ci sono anche Orazio Orlando ed Ennio Antonelli. Apprezzabili le musiche di Bacalov; questo è il terzo film di fila - in tre anni - che Giraldi gira con protagonista Tognazzi, dopo La bambolona e Cuori solitari. 5/10.

Sulla trama

La zitella ultrafemminista Isolina manda in carcere il bruto protettore di prostitute Marino. Ma presto si accorge che la sua testimonianza è errata e fa di tutto per farlo uscire di galera: fra i due nasce inaspettatamente l'amore.

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