Regia di Luciano Emmer vedi scheda film
Uno dei primi film di Emmer, che può dirsi riuscito anche grazie ad una sceneggiatura atipica per quegli anni, continuamente a cavallo fra commedia (il personaggio di Franco Fabrizi è emblematico in tal senso) e drammone (l'ambiente famigliare che si tramuta in fonte di dispiaceri e tensioni): non è l'ambiente strapaesano del neorealismo rosa di Pane, amore e fantasia (Comencini, 1953), così come non si può affatto parlare ancora di commedia all'italiana poichè i protagonisti non godono affatto dei loro limiti e difetti; le firme sono d'altronde prestigiose e sono quelle di Ennio Flaiano e Rodolfo Sonego, in un inedito tandem (il primo si focalizzerà sulle opere di Fellini e il secondo diventerà l'autore di Sordi) cui si affianca lo stesso Emmer. Gli elementi di riflessione ruotano tutti attorno al personaggio della governante Camilla, che assiste dall'esterno alle crisi che coinvolgono un'apparentemente normale famiglia medioborghese romana; ma il lieto fine è sempre in agguato, anche perchè con ogni probabilità la produzione non se ne sarebbe potuta permettere un altro. Fortunatamente, comunque, non c'è eccessiva retorica moraleggiante. Debutta in questa pellicola, al fianco del sempre affidabile Ferzetti, Luciana Angiolillo, che girerà ancora qualche pellicola e si ritirerà quindi dal cinema per entrare nel mondo della moda; Fabrizi è invece qui impegnato in un ruolo discretamente somigliante a quello che sosterrà nel felliniano Bidone (1955, ancora Flaiano in sceneggiatura). Quadretto di ordinaria crisi famigliare, certo non trascendentale, ma funzionante e ordinato. 5,5/10.
Un medico alle prese con un importante esame professionale viene convinto da un amico ad organizzare un affare che fallisce maldestramente; il rapporto con la moglie ne risente e così anche quello con i due figlioletti, cui pensa la governante Camilla.
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