Regia di Peter R. Hunt vedi scheda film
Le molte sequenze d'azione sono girate con un approccio modernissimo e coinvolgente, ma il copione di Richard Maibaum è abbastanza scomposto e precipita anche su momenti imbarazzanti.
Generalmente snobbato dai fan di lunga data (ma oggetto di una sorprendente rivalutazione da parte della critica in anni recenti), lo 007 – l'unico – che vede alla regia il montatore dei primi cinque capitoli della saga (l'abile Peter R. Hunt) è purtroppo deludente. Il tentativo di andare a sondare, in modo (quasi) del tutto inedito, anche i tormenti interiori del protagonista e il suo recondito desiderio di una vita normale (la struggente love story dal finale tragico con la bellissima Diana Rigg) si scontra infatti con lo scarso carisma dell'australiano George Lazenby, subentrato a uno Sean Connery che già da tempo era timoroso che il ruolo finisse per ingabbiarlo. Lazenby non aveva alcun trascorso recitativo (e si vede), ma più che altro sfoggia un fisico atletico e un volto chic incompatibili con le ambizioni di profondità dello script. Le molte sequenze d'azione – il doppio inseguimento sulla neve con gli sci, l'assalto finale alla clinica alpina Piz Gloria (location memorabile e meravigliosa) – sono girate con un approccio modernissimo e coinvolgente, ma il copione di Richard Maibaum (trasposto dall'omonimo romanzo di Ian Fleming) è abbastanza scomposto e precipita anche su momenti imbarazzanti (la cena con le assai disinibite clienti della clinica). E il boss della Spectre incarnato da Telly Savalas, futuro tenente Kojak televisivo, è decisamente meno incisivo rispetto a quello di Donald Pleasence in Si vive solo due volte. Membro del cast è anche il nostro Gabriele Ferzetti.
Il pezzo associato all'episodio è la magnifica We Have All the Time in the World, cantata da Louis Armstrong. Musiche di John Barry, con un nuovo stupendo tema composto ad hoc.
Voto: 6 — Film DISCRETO
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