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Agente 007. Al servizio segreto di Sua Maestà

Regia di Peter R. Hunt vedi scheda film

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La recensione su Agente 007. Al servizio segreto di Sua Maestà

di maso
10 stelle

                   

 

  •                           On Her Majesty's Secret Service Movie Poster

 

 

Aspettatevi tutto l’amore del mondo da parte mia nei confronti di questo film.

Il mio ingresso nel mondo di James Bond è avvenuto nel mitico cinema Alhambra alla proiezione di “Solo per i tuoi occhi” che guarda un po’ ha degli agganci fondamentali con “On her majesty’s secret service” .

John Glenn al suo esordio come regista dopo anni di collaborazioni nella produzione dei film di OO7 era stato il direttore della seconda unità nella realizzazione di OHMSS e aveva sempre dichiarato che quel film è assolutamente brillante, non è un caso che per riportare Bond sulla terra dopo il ridicolo “Moonraker” sia partito proprio da quello che considerava il miglior film della serie, nella pretitle sequence Bond si concede qualche minuto di raccoglimento in un cimitero, risolve una vecchia questione rimasta in sospeso e poi si tuffa in una avventura spionistica nuda e cruda durante la quale è coinvolto in un inseguimento sugli sci oltre che trascorrere una notte d’amore con una contessa conclusa con una passeggiata sulla spiaggia nelle prime ore del mattino indossando una camicia bianca rifinita di pizzi, questi elementi rimandano per continuità o per riproposizione ad OHMSS ma io al tempo tutto questo non lo sapevo e non lo avrei saputo ancora per molti anni, mia madre fan accanita della saga mi diceva che Moore era ottimo nel ruolo di 007 ma Connery gli era superiore ed io smaniavo per poter vedere qualche sua avventura, sui nostri canali i film di Bond non avevano ancora ottenuto il nulla osta e potei cominciare a sgranocchiarli solo dopo che il sistema VHS divenne un istituzione della videoregistrazione con conseguente apertura di videoteche fornitissime.

L’era del noleggio audiovisivo mi permise di vedere Connery in azione ed apprezzarlo per la sua grandezza mentre Moore continuava ad incarnare Bond con il suo piacevole sperticato umorismo, ma quando con la mia ma ci posizionavamo davanti allo scaffale con le copertine dei film di Bond ce n’era uno che stuzzicava la mia vena anticonformista facendo crescere una curiosità inarrestabile, in copertina non c’erano ne Moore ne Connery bensì la foto di un altro attore con al fianco la bellissima Diana Rigg che avevo visto in azione nel telefilm  “The Avengers”, sul retro c’erano sempre quell’attore e Telly Savalas faccia a faccia con gli occhi serrati in un espressione di sfida, quel film era proprio “Al servizio segreto di sua maestà” ed il misterioso attore George Lazenby, tutte le volte chiedevo a mia madre se si poteva noleggiare quel film e lei mi massacrava dicendo “Tutti tranne quello” perché non concepiva un film di Bond con un attore che non fosse Connery o Moore ed io cominciavo a pensare che Lazenby ne avesse fatto uno solo perché non si era dimostrato all’altezza del ruolo marchiando il film come il più brutto della serie, non lo noleggiai mai ma la curiosità rimase fino al periodo in cui i canali Mediaset annunciarono la trasmissione di tutta la saga in ordine cronologico, riuscii finalmente a vederlo e mi piacque tantissimo e cosa di non poco conto è che la mia ammirazione per il film e per la caratterizzazione di George Lazenby è cresciuta con me ad ogni visione successiva tanto che lo considero uno dei miei film preferiti in assoluto ed uno dei migliori mai fatti.

La forza di questo solido pezzo di cinema è da attribuire prima di tutto a Fleming dato che l’omonimo romanzo da cui è tratto viene considerato da molti il suo migliore e di rimbalzo all’idea di Peter Hunt, il regista incaricato dalla EON dopo tanti anni di significativa cura del montaggio, di rimanere fedele al libro il più possibile tanto che le differenze con il film sono dei dettagli estetici come i capelli di Tracy di color biondo in originale ed alcune sostanziali come la proposta di Bond alla ragazza al contrario di quello che avveniva nel romanzo, altre formali ma mai snaturanti per la bellissima storia che Fleming aveva concepito, collocata in ordine temporale prima di “Si vive solo due volte” che venne però filmato come capitolo precedente e completamente stravolto per motivi commerciali tanto da causare una sorta di plot hole irrisolvibile in OHMSS che essendo stato riprodotto fedelmente non ha evitato di far apparire l’incontro fra Blofeld e Bond come il primo mai avvenuto mentre questo snodo epocale della saga era già avvenuto appena nel film precedente, questa incongruenza è scaturita da quello che io considero uno degli errori più gravi in cui la EON è incappata nel corso degli anni, cioè di aver invertito l’ordine temporale di due storie prettamente consequenziali pasticciando irrimediabilmente ciò che avveniva nell’ultimo vero romanzo concluso da Fleming che è appunto “Si vive solo due volte” visto che i dati storici ci indicano che “L’uomo dalla pistola d’oro” non fu terminato da Fleming morto durante la stesura ma fu concluso da uno scrittore incaricato dalla sua casa editrice.

C’è poco da girare intorno al destino di OHMSS: è un film che fa storia a se nella saga di OO7 per ciò che avviene nel racconto e per la discussa presenza di George Lazenby che con coraggio e ostinazione riuscì ad ottenere la parte grazie al suo carattere arrogante e la sua indubbia prestanza fisica oltre alla eleganza essendo il modello più pagato d’Inghilterra, nonostante non avesse studiato recitazione accettò il difficile compito di sostituire un attore di grandissimo spessore come Connery che aveva incarnato Bond alla grande ma alla sua maniera dandone una immagine di uomo invulnerabile ed infallibile che non è esattamente come Fleming lo aveva concepito, è per questo che il Bond di George Lazenby è favoloso: la sua vulnerabilità e la sua inesperienza lo hanno rappresentato come un agente segreto solitario che può contare solo sulle sue forze essendo un uomo che agisce nell’ombra e ha delle debolezze e delle paure come un qualsiasi essere umano oltre che profondi sentimenti.

La prova di Lazenby fu apprezzata dalla critica inglese che lo premiò come miglior attore emergente del 1969 ma il pubblico era troppo agganciato al carisma di Connery e lo criticò oltre modo anche perché in questa sua avventura Bond fa delle cose mai fatte prima di allora come innamorarsi e rassegnare le dimissioni o mostrare paura in situazioni di pericolo e la gente mosse la ridicola critica che Bond non ha questo carattere ma quello di Connery, però se il film lo avesse fatto Connery non avrebbe anch’egli dato questa immagine più umana del personaggio o pensate che avrebbero scritto la solita sceneggiatura piena di gadgets ed esplosioni che vanno a discapito degli sviluppi realistici della trama intrecciati e logicamente concatenati di cui OHMSS è ricchissimo.

“Agente OO7 al servizio segreto di sua maestà” è un capolavoro sotto tutti i punti di vista e rappresenta il raggiungimento di un risultato artistico irripetibile per la EON , un’avventura dal sapore epico e romantico venata di un umorismo più sottile e di aperture drammatiche mai viste nella saga ne prima ne dopo e finalmente un doveroso omaggio a Fleming e la sua creazione visto che come ho già detto questa trasposizione rispetta il libro con una corrispondenza quasi maniacale e in molte interviste fu proprio Peter Hunt a sottolineare che il romanzo è talmente bello da non avere bisogno di modifiche ne tanto meno di manipolazioni.

La trama è stupenda e l’inizio folgorante con il nuovo Bond introdotto poco a poco con dei particolari ravvicinati mentre insegue la contessa Tracy di Vincenzo sulla spiaggia e la salva dai flutti per poi vedersela scappare e dichiarare al pubblico infrangendo il quarto muro “Non era mai successo a quello di prima”, questa battuta come dichiarato dallo sceneggiatore Richard Maibaum fece esplodere il pubblico in sala che accettò il passaggio di consegne fra Connery e Lazenby attraverso una frase ironica che introduceva un Bond capace anche di griffare  con spirito il fatto che una femmina gli fosse sfuggita e badate bene che la battuta fu ideata in concomitanza proprio fra Hunt e Lazenby che costretto ad eseguire qualche acrobazia senza l’uso dello stuntman ripeteva a volte riferendosi a Connery “Ma anche quello di prima faceva queste cose?”.

Lo strumentale epico di John Barry che colora i titoli di testa ha una sonorità innovativa condita dall’uso di strumenti elettronici come il sintetizzatore proprio per sottolineare una volta di più il cambio di attore che interpreta Bond che in questa missione è alla ricerca ossessiva del suo nemico n° 1 Ernest Stavro Blofeld, arrivato ad un punto morto della sua indagine viene contattato in maniera non proprio ortodossa dal mafioso di gran classe Mark Ange Draco che ha saputo del suo interessamento per la figlia Tracy e vede in lui il compagno ideale per la irrequieta ragazza, James e Tracy hanno qualcosa in comune perché sono due anime sole e dal loro incontro nasce una bellissima storia d’amore mentre Bond grazie all’informazione fornitagli da Draco comincia a seguire una pista significativa per catturare Blofeld che lo conduce nelle Alpi in Svizzera sotto mentite spoglie con l'intenzione di scoprire il piano criminoso del suo arcinemico interpretato da un istrionico e soprattutto fisicamente attivo Telly Svalas, capace di fronteggiare Bond nel corpo a corpo, il ruolo della Bond girl Tracy è recitato meravigliosamente dalla stupenda Diana Rigg: non mi stupisco che Bond abbia perso la testa per una donna così bella, interessante, intelligente e coinvolta attivamente nella storia, lontana anni luce da tante bambole che spesso capitano sul materasso di OO7.

 

Il film fino all’uscita di “Casino Royale” con Daniel Craig risultò essere il più lungo dell’intera saga e si può ripartire in tre fasi ben distinte, la prima con poca azione ma tantissimo scavo psicologico e caratteriale del personaggio mentre sviluppa la sua indagine e la relazione con Tracy, già in questa prima ora le sequenze memorabili si sprecano: l’entrata al casinò vestito con l'immancabile tuxedo, tutta la parte in cui Bond rientra al quartier generale del MI6 in cui Lazenby è favolosamente Bond per come irrompe lanciando il cappello nell’ufficio di Money Penny per poi litigare con M fino a rassegnare le dimissioni e mostrare la valigia dei ricordi delle precedenti missioni, c’è poi la sequenza romantica in Portogallo nella quale Bond e Tracy vivono il loro idillio sulle note di “We have all the time in the world” cantata da Louis Armstrong per quella che è la sua ultima performance prima della morte avvenuta pochi mesi dopo l’incisione di questo brano immortale.

La parte centrale è invece di stampo prettamente investigativo con l’omaggio ad Hitchcock nell’ufficio dell’avvocato Gebruder Gumbold di Berna dove Bond trova tracce concrete sulla presenza di Blofeld in Svizzera, la parte invece dell’istituto genealogico di Londra è interessante per apprendere le origini di Bond il cui motto di famiglia è “Il mondo non basta” purtroppo questa sequenza doveva essere completata con un inseguimento mozzafiato fra Bond ed una spia di Blofeld fra i tetti della city che si concludeva nella metropolitana, sarebbe stato il primo grande inseguimento di Bond a Londra anticipando di circa quaranta anni quello visto in “Skyfall” ma un infortunio di Lazenby che si ruppe un braccio e tempi di produzione ristretti non permisero di completarla ed è un vero peccato perché ho avuto la fortuna di vedere un filmato che la ricostruisce con delle foto di repertorio e sembra davvero magnifica con Lazenby in gran spolvero in completo scuro.

La terza parte si svolge prevalentemente nella splendida location del ristorante rotante in cima alle Alpi svizzere denominato Piz Gloria che fu ristrutturato interamente dalla EON per allestirvi il quartier generale di Blofeld dove Bond si trova inaspettatamente a contatto con un harem di bellezze da tutto il mondo e da sfoggio delle sue innate capacità seduttorie, Lazenby è imbattibile con il kilt e trova anche il tempo per sfoderare qualche battuta tipica del carattere bondiano come quando dichiara di avere quattro palle nello stemma di famiglia, ma questa fase investigativa venata di humor e psichedelia è solo l’apripista al lungo tratto conclusivo in cui esplode l’azione inarrestabile con gli inseguimenti sugli sci, in auto e la memorabile sequenza della pista di pattinaggio in cui per la prima volta abbiamo veramente paura per Bond braccato dagli scagnozzi di Blofeld, ancora una volta c'è da applaudire George Lazenby per aver espresso alla perfezione la vulnerabilità di un personaggio troppo spesso dipinto come un superman donnaiolo, il ricongiungimento inaspettato con Tracy è da antologia.

L’assalto finale di Bond e gli uomini di Draco con gli elicotteri al quartier generale di Blofeld fino al faccia a faccia finale fra i due protagonisti sul tracciato del bob è universalmente considerata una delle sequenze d'azione più spettacolari non solo della saga ma nel genere action in generale, semplicemente Bond allo stato puro con Lazenby strepitoso nella sua tuta blu che scivola prono sul ghiaccio facendo cantare il mitragliatore per poi impugnare la Walter PPK a caccia del suo bersaglio sulla pista da bob in una sequenza difficilissima da realizzare vista l'elevata velocità raggiunta durante le riprese ma resa magnifica dalla grande sapienza di Hunt nel montarla con precisione chirurgica tanto che le inevitabili retroproiezioni sui piani frontali dei due protagonisati vengono assorbite dall'occhio umano senza alcuno sforzo.

C’è poi un’appendice finale a missione conclusa in cui avviene un episodio unico nella saga d James Bond e l’ultimissima sequenza nella quale i romantici non potranno che commuoversi ed apprezzare la bellissima prova attoriale di Lazenby che è cresciuto tantissimo all’interno del film per giungere a quel momento di così intenso coinvolgimento emotivo.

Cari affezionatissimi di OO7 "On her majesty's secret service" è e rimarrà per sempre il film più bello della serie, al contrario di quello che molti credono ebbe un grandissimo successo commerciale anche se leggermente inferiore ai capitoli precedenti, fu il secondo incasso del 1969 dietro solo a “Midnight Cowboy”, ma se considerate che Connery era una istituzione al tempo la cosa è del tutto comprensibile, ciò nonostante il film è stato per anni un’oggetto misterioso per la poca visibilità e l’assurda bocciatura a scatola chiusa di George Lazenby che commise solo l’errore di non voler continuare la sua avventura nei panni di OO7 per ragioni personali e caratteriali di cui in seguito si pentì, avrebbe dovuto accettare le regole che gli furono imposte: sarebbe cresciuto e migliorato ulteriormente come attore dandoci altre grandi prove nei panni di James Bond e come disse senza remore Broccoli sarebbe ricordato oggi come il miglior Bond e non the forgotten one, con il passare degli anni il film è invece sempre più apprezzato per la sua completezza strutturale, la brillantezza estetica e la trama assolutamente avvincente che Peter Hunt ha saputo mettere in immagini con sapienza e grande professionalità ottenendo l’obiettivo che si era prefissato e cioè realizzare “The Best Bond Ever”.

La colonna sonora

Ennesima prova maiuscola di John Barry autore di un vero e proprio capolavoro che si posa sulle immagini con perfetto tempismo.

George Lazenby

George sei un grande ed il tuo Bond è indimenticabile! Il mio preferito nel ruolo di OO7.

Diana Rigg

Bellissima e bravissima Diana Rigg nel ruolo di Tracy, ha espresso una sintonia notevole con Lazenby che seppe anche consigliare ed aiutare vista la sua già affermata esperienza come attrice.

Tracy non è la Bond girl più sexy e si dissocia dalla figura classica delle pupe di OO7 ma ha una personalità e un carattere impareggiabili e rappresenta sicuramente la più complessa ed importante delle sue partner.

Telly Savalas

Il Blofeld di Plesance era più inquietante ma quello caratterizzato da Savlas ha più ironia ed è fisicamente più prestante oltre a denotare una sana vena di follia, è per questo che apprezzo molto la sua prova e non la giudico affatto inferiore a quella del suo predecessore.

Gabriele Ferzetti

Un grande attore italiano in questo film che amo alla follia mi inorgoglisce e Draco è un eccellente alleato per Bond, ritratto magnificamente da un ottimo Gabriele Ferzetti capace anche di esprimere le preoccupazioni di un padre che tiene molto alla sua unica figlia.

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