Regia di Peter R. Hunt vedi scheda film
Film numero 6 dedicato a James Bond, il primo senza Sean Connery. E proprio il suo sostituto nel ruolo di protagonista, l’australiano George Lazenby, è l’attrazione primaria di “Al servizio segreto di sua maestà”. Da manuale la presentazione del nuovo 007: inquadrato lungamente di spalle e in penombra mentre viene sorpassato in macchina da una donna, finisce per salvarla dal suicidio in mare (secondo un intuito fuori dall’ordinario), sconfigge un paio di energumeni a colpi di arti marziali e viene piantato in asso dalla donna che quasi gli ruba la macchina. Morale della favola? Il nuovo Bond, finalmente svelato in viso, guarda in camera ed esclama “Questo non è mai accaduto a quello di prima!!!”. Nonostante un incipit col botto, l’ingombrante fantasma dell’attore scozzese è duro a morire, almeno nelle congetture degli sceneggiatori; per cui, tanto per andare sul sicuro, si ricorre ad un Blofeld tra i più carismatici di tutta la saga (interpretato da Telly Savalas), un duello epocale su una pista di bob ed addirittura al matrimonio di Bond (stavolta reale, rispetto a quello farlocco di “Si vive solo due volte”). La fortunata (si fa per dire) è Tracy di Vicenzo, una donna carismatica quanto inaffidabile, figlia del boss Draco che alla fine aiuterà 007 a sgominare la banda di Blofeld sulle Alpi svizzere. Senza dubbio però, ciò che rimarrà impresso per sempre nella storia del cinema è l’emozionante finale.
Le novità sono tante (regista, attore principale, sfumature del personaggio), tanto che è difficile accomunare questo film ad uno a caso dei 5 capitoli precedenti, considerandoli entrambi come figli legittimi di Ian Fleming. D’altronde gli storici produttori Saltzman e Broccoli vollero con questo film segnare proprio un punto di rottura, tuttavia ritrovandosi 2 anni dopo a dover ritornare all’antico quasi a furor di popolo (ritorneranno certe atmosfere convenzionali, ma soprattutto ritorneranno Hamilton e Connery, rispettivamente dietro e davanti la macchina da presa). Non una bocciatura per il pur bravo Lazenby, ma Connery (che prima di questa saga aveva interpretato solo qualche ruolo minore) era entrato nell’immaginario collettivo cinematografico in maniera indelebile (quasi quanto Antony Perkins nel corpo di Norman Bates, per intenderci…). Certamente uno dei film più memorabili dell’intera serie per le numerose chicche (il bacio sulla bocca a Moneypenny ne è solo un esempio) e per il contributo di Lazenby e dello sceneggiatore Richard Maibaum alla buona riuscita del film.
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