Regia di Silvio Soldini vedi scheda film
«Paga pegno chi definirà Le acrobate un film "al femminile", un'espressione ormai logorata dall'uso», scriveva Tullio Kezich nel 1997 a proposito di questo film, che parte bene, anche grazie alla silenziosa espressività di Licia Maglietta, ma si affloscia e si sfliaccia man mano che la storia progredisce verso un finale tanto poco plausibile da far scrivere al vecchio critico che Soldini «forse dovrebbe farsi scrivere i copioni da qualcun altro».
Se il film regge l'anima con i denti quando mette in scena lo strano incontro tra la borghese e professionale signora veneta e la zingaresca gattara venuta dall'est, si perde credibilità con la svolta "amichevole" della commessa tarantina (Valeria Golino), che sale al nord in compagnia della sua antipaticissima figlioletta, una bambina di rara petulanza, come non se ne vedevano da tempo nel nostro cinema.
Sintetizzando, mi affido di nuovo alle parole di Kezich, il quale nota che «sempre ingrugnate nel primo tempo, nel secondo le due brave attrici si concedono al sorriso perpetuo» e conclude, rivolgendosi agli spettatori, «se avete il cuore così tenero da commuovervi sulle peripezie di un dentino, sulle esequie ruspanti del gattino e su altri minimalismi, Le acrobate è il film che fa per voi».
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