Regia di Gianni Grimaldi vedi scheda film
Giovanni Grimaldi non era certo Sergio Leone, anzi le sue quotazioni registiche a quel momento erano bassine: semiesordiente, al suo primo spaghetti western, proveniva dalla sceneggiatura, che aveva già esplorato a fondo licenziando numerosi copioni soprattutto di commedie (Totò e Franco & Ciccio in primis). Nonostante neppure nei futuri sviluppi della sua carriera saprà rivelarsi un regista di successo, Grimaldi sa comunque fare già tesoro dei propri limiti e inquadrare il lavoro per ciò che effettivamente è: un prodottino senza fronzoli (nè tecnici, nè estetici) di puro intrattenimento che vive di alcune situazioni e di qualche dialogo sopra le righe, ma punta essenzialmente tutto sull'azione (un paese da ripulire dall'invasione dei banditi). Il citato 'sopra le righe' nella sceneggiatura firmata dal regista, da un soggetto di Aldo Barni e Aldo Luxardo, sta nel disegnare la figura di un pistolero tutt'altro che fiero e macho come gli stereotipi del genere vorrebbero, bensì di un uomo, con tutti i suoi pregi e difetti, stanco di vivere come un assassino e preda in sostanza dei rimorsi di quella coscienza che pare non avere nessuno dei suoi colleghi su celluloide. Timidi e misuratissimi cenni di psicologia, che comunque non guastano nel contesto sopra citato. Il cast è composto interamente di seconde linee, che peraltro non sfigurano: da Stephen Forsyth a Helga Linè, da Aldo Sambrell a Franco Ressel. Musiche azzeccate di Nico Fidenco, fotografia di uno Stelvio Massi alle prime armi. 4/10.
Un pistolero, stanco di quella vita frenetica e pericolosa, si sposa, manda avanti la sua fattoria e appende la seicolpi al chiodo. Ma lo turbano due questioni: i banditi della zona e il suocero contrario al matrimonio. Proprio alleandosi con quest'ultimo, l'uomo ristabilisce la quiete nella zona.
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