Regia di Leon Gast vedi scheda film
- - Il più grande match di pugilato di tutti i tempi - -
Il 30 ottobre 1974 a Kinshasa nello Zaire, ex-Congo Belga, il pugile nero americano Muhammad Alì affronta il pugile nero americano George Foreman per il titolo di campione del mondo dei pesi massimi, che è un po' come dire: campione della boxe in assoluto.
Quel match è considerato da molti il più grande incontro di pugilato di tutti i tempi.
Solo 22 anni più tardi il documentarista Leon Gast verrà finalmente a capo dei finanziamenti necessari e delle 173 ore di registrato e darà alla luce gli 89 minuti di When We Were Kings, presentato in Italia come Quando eravamo re, premiato nel 1997 con l'Oscar per il miglior documentario.
Per godersi appieno il documentario è necessario sapere qualcosa del suo protagonista. Muhammad Alì è il diciottenne che alle Olimpiadi di Roma nel 1960 prende l'oro nella categoria mediomassimi e quattro anni dopo sconfigge a sorpresa il potente campione in carica Sonny Liston conquistando a soli 22 anni il titolo mondiale dei pesi massimi. In seguito fa modificare il suo nome di nascita, Cassius Clay, in Muhammad Alì, in parallelo con una profonda evoluzione dell'idea di sé e della vita, che via via lo porterà vicino alla Nazione Islamica, al separatismo nero, alle idee di Malcolm X, al sunnismo, al sufismo e all'idea di integrazione razziale.
Chiamato alle armi tre anni dopo il titolo mondiale, in forza dei suoi ideali si rifiuta di andare a combattere nella guerra in Vietnam. Viene arrestato, privato del titolo e resterà lontano dal ring per ben tre anni. La sua battaglia contro la guerra, come obiettore di coscienza, lo rende un'icona, un modello per milioni di giovani, non solo neri e non solo negli Stati Uniti. Forse anche per questo la Corte Suprema Usa nel 1971 annullerà la sua condanna e Alì potrà riprendere a boxare e presentarsi nel 1974 al match del secolo.
L'onestà del film è esemplare. Se qualcosa può farlo sembrare di parte è perché è di parte la realtà! Mi spiego, il match si disputa in Africa, nel cuore dell'Africa nera da poco indipendente dai padroni belgi. Il fortissimo George Foreman è nero quanto Alì, anzi con pelle un po' più scura, ma come il documentario mostra bene per i neri d'Africa Alì è il vero "nero", alla mano, che parla con tutti e in modo semplice, Foreman è percepito come "l'americano", distaccato, contornato dai suoi uomini e in più.. al suo arrivo scende dalla scaletta dell'aereo insieme al suo cane, un pastore tedesco come quelli in dotazione ai poliziotti belgi quando erano padroni del Paese.
Per gli esperti intervistati una vittoria di Alì è giudicata quasi impossibile: Foreman è più giovane di lui, indubbiamente più potente e ha liquidato entrambi i pugili che avevano battuto Alì prima del grande match. L'espressione di Alì dopo il primo round è in linea con la loro previsione: per la prima volta vi scorgiamo la paura o quanto meno la presa d'atto di star combattendo con un avversario più forte di lui.
Ma nel match non contano solo le energie dei due rivali, c'è anche enorme, massiccia, rumorosa, l'energia dei centomila presenti e delle decine, delle centinaia di milioni che seguono il match. Un'energia che non è fatta di pugni, ma è altrettanto possente: per giorni prima del match e ripetute volte durante il suo svolgimento Foreman sentirà il grido assordante di un intero popolo: "Alì boma yè" vale a dire "Alì uccidilo".
E ora resta solo da vederlo.
Tra i più noti vi compaiono anche l'organizzatore dell'evento Don King, il regista Spike Lee, lo scrittore Norman Mailer e per quanto riguarda la musica nientemeno che B.B. King, James Brown, Miriam Makeba e gruppi vari.
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