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Quando eravamo re

Regia di Leon Gast vedi scheda film

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GIMON 82

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La recensione su Quando eravamo re

di GIMON 82
10 stelle

"When Were Kings"

Ovvero quando Ali' era il RE.......

Il bellissimo documentario di Leon Gast  ci restituisce quel momento,come in un arena di combattimento ove s'incontrano due gladiatori per una lotta all'ultimo sangue.

Ma qui la mera lotta non esiste,se non per dei valori piu' alti che sorreggono i combattenti,sopratutto per Muhammad Ali',appena rientrato da un oblio di diversi anni che lo ha relegato ai margini dell'establishment del pugilato.

E' il 1974 e siamo nello Zaire del tiranno Mobutu Sese Seko,dittatore di uno stato africano che oggi si chiama Zaire,perchè il suo nome era ieri "Reppublica democratica del Congo",stato colonizzato dall'imperialismo belga e oggi finalmente di "proprieta' " dei neri.

Ed è proprio nella capitale Kinshasa che ha luogo un evento senza precedenti nella storia dello sport (e non solo),un incontro pugilistico tra titani:Muhammad Ali' e George Foreman.

 

La scelta dello Zaire non appare "casuale",sopratutto in un periodo dove la figura di Ali' è l'icona per eccellenza dei neri oppressi da razzismo e sistemi "civilistici" bianchi.La scelta di non andare a combattere in Vietnam pose Ali' in una posizione morale ed etica che lo lancio' nella leggenda,"Nessun vietcong mi ha mai chiamato negro....." disse Ali' a proposito,attirandosi ire e antipatie della nazione America.La punizione fu durissima,nel momento piu' fiorente della carriera gli furono revocati titolo mondiale oltre a guadagni e prestigio in termine d'immagine.

Ma la caparbieta' d'un ideale o di una convinzione fecero guadagnare ad Ali' l'amore della gente oltre ad elevarlo allo status d'icona del ventesimo secolo.

Oggi a Kinshasa si combatte non solo per il titolo mondiale ma per una visione della vita  che restituisca al campione dignita' e  senso di giustizia  sottratti con potere coercitivo dalla nazione America.

Il regista Leon Gast  riporta fotografie in movimento di un arido Zaire,"Stato dei neri" dove un 32enne Ali' si sente a casa,riportato ad un destino che secoli prima  lo ha strappato alla  madre terra africana.

Scorrono fotogrammi di campioni,giornalisti e musicisti "cool" alla James Brown,assistiamo ai celebri sfotto' che un rampante Ali' scaglia contro il feroce rivale Foreman,ma non solo,vediamo quanto amore genuino nutra la povera gente verso una leggenda che ora puo' toccare con mano.

Sono emozioni tangibili grazie ad un montaggio sincronizzato "ad hoc", creato su piu' livelli,frutto di moltissimi anni di lavoro e grazie ad innumerevoli ricerche Gast crea una parabola vitale oltre il semplice documentario.La sua regia piu' che puntare all'informazione s'incentra sull'emozione del personaggio,evitando ovviamente di (s)cadere nell'agiografia, mantenendosi su livelli ironici che rendono i protagonisti umani,quasi come degli amici o conoscenti.

"When we were Kings" scende nel cuore del continente africano donandoci saggi o monologhi dell'amorale o "sensale" della boxe Don King,un nero dal capello cotonato nato nel ghetto povero dell'America segregazionista e oggi organizzatore senza scrupoli d'incontri di boxe.

Tra ritmi di blues "stile black power" e tambureggianti inni di magia nera fluttuano i corpi dei campioni, da quello armonico e scultoreo di Ali' a quello poderoso e devastante del giovane George Foreman.

Paralleli di due personaggi agli antipodi: Ali' chiacchierone caloroso e sbruffone,Foreman molto piu' freddo e distaccato,quel che gli accomuna è l'arena dello stadio di Kinshasa dove avverra' l'epico "Rumble the Jungle".

Un incontro storico e "secolare" dove Ali' maschera la paura cercando di scoraggiare il rivale attraverso battute al fulmicotone di cui è vittima anche il giornalista (e amico di Ali') sportivo Howard Cosell,quello che Ali' nomino' "Parrucchino d'asino".

Parlano anche scrittori come Norman Mailer ma la voce piu' forte è quella di Ali',simbolo di riscatto e diritto civile verso un intero popolo,uomo dal carisma innato che travalica popoli e confini relegando l'urlo accalorato di "Ali' Bomaye!!!!" (Ali' uccidilo) come manifesto di un incontro storico.

 

http://youtu.be/xtaxdzmoVCk

 

Ma quel che rimane è l'epica,la sensazione di coraggio infusa da Ali' e Foreman,quegli 8 round terrificanti dove Ali' incassa e accusa i colpi,dove la potenza distruttiva di Foreman cerca di abbattere la scultura d'ebano di Muhammad,dove Ali' è "scientifico"  Foreman è istintivo, con Ali' che lo provoca psicologicamente,dove un rito di magia nera puo' dar voce alla leggenda delle "mani tremanti" di Foreman.

Il documentario di Gast diviene cosi' epica pura,maestosa nel confronto tra titani o leggende,avvincente nelle voci di "paladini black" come Spike Lee,oltre a restituirci immagini di un tempo lontano che oggi ci appare piu' vicino,dove la fotografia d'un epoca è manifesto dello sport,dove le figure  di Ali' e Foreman allo  scontro sono parte di una memoria collettiva eterna.

L'urlo di un intero stadio,"Ali' bomaye!!! Ali' Bomaye!" è ora reale, quasi palpabile,si consuma in 8 round dove vince il talento "scientifico" dell'esperto Ali' a dispetto d'un giovane e furente Foreman.

Ci resta cosi' la gioia nel cuore per una vittoria che non è solo  trionfo  sportivo,ma del cuore,d'un sogno preparato e realizzato secondo i piani di Dio,figlio della verita' e del talento,di una leggenda vivente dentro e oltre lo sport,all'interno di sogni  cavalcati da un ragazzo del Kentucky col coraggio di guardasi dentro  ed urlare al mondo intero la sua verita'.......

"Ali' bomaye'......." "Ali' Bomaye'" "Ali' Bomaye".....forever

Muhammad Ali' e George Foreman.

 

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