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Piso pisello

Regia di Peter Del Monte vedi scheda film

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La recensione su Piso pisello

di mm40
2 stelle

Piso Pisello è una fiaba moderna, sul '68, didascalica in maniera tanto esplicita da nauseare molto in fretta; fra Zavattini e Rodari, ma con più ingenuità (il che non è assolutamente per forza un difetto) del primo e con sottintesi ideologici che al secondo non sarebbero mai neppure passati per la mente. Ma è ideologia spicciola, ingenua per l'appunto, che lascia il tempo che trova e non costruisce un vero discorso sensato, ma si limita a lanciare grossolane critiche alla generazione che credeva di cambiare il mondo e non è riuscita neppure a cambiare sè stessa. Il '68 è stato un fallimento: occorreva un altro fallimento (questo film sicuramente, in relazione a ciò che si proponeva, lo è) per renderlo maggiormente chiaro? Peccato perchè Del Monte, che qui è ancora ai suoi primi lavori, è sempre stato un cineasta dall'approccio originale e aveva già ricevuto apprezzamenti e riconoscimenti (fra cui il Premio speciale della giuria l'anno precedente a Venezia per L'altra donna); peccato per il suo co-sceneggiatore: Bernardino Zapponi, autore di titoli ben più riusciti (soltanto l'anno prima aveva collaborato con Fellini per La città delle donne: inutile aggiungere altro); peccato infine per buona parte del cast, da Alessandro Haber a Valeria d'Obici, passando per Piero Mazzarella, Leopoldo Trieste e Tatti Sanguineti (in ruoli minori), tutti attori di buon livello che però qui si trovano messe in bocca battute facilotte e tronfie di retorica, dialoghi che sembrano scritti sul momento, senza particolare elaborazione. A peggiorare la situazione poi ci sono due bambini completamente allo sbando (attoriale, si intende) come protagonisti: inguardabile soprattutto Oliviero / Luca Porro, la cui avventura sul grande schermo d'altronde terminerà qui. 3/10.

Sulla trama

Oliviero è un figlio del '68 in tutti i sensi; è infatti nato in quell'anno da genitori sessantottini: immaturi, idealisti, artistoidi. Cresciuto allo sbando, si ritrova - non si sa bene come - padre a soli 13 anni. La madre fugge e Oliviero cresce da solo il piccolo Cristiano, soprannominato Pisello. Nonostante gli (scarsi) insegnamenti paterni, il ragazzino cerca di essere un padre responsabile e presente.

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