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Le jene del quarto potere

Regia di Jean-Pierre Melville vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Le jene del quarto potere

di axe
7 stelle

New York, anni '50. Un diplomatico residente nella città americana con il compito di rappresentare la sua nazione, la Francia, in sede O.N.U., improvvisamente scompare. Due giornalisti si mettono immediatamente alla sua ricerca, indagando tra le amicizie femminili dell'uomo; l'intuizione si rivela giusta. Jean-Pierre Melville dirige ed ambienta nella "Grande Mela" un film classificabile noir non tanto per la presenza di tutti gli elementi tipici del genere, quanto per atmosfere e caratterizzazione di personaggi e relativi sentimenti. Una voce narrante introduce la vicenda descrivendo il contesto entro il quale opera il diplomatico che poi sparisce. L'O.N.U., sede privilegiata ed universalmente riconosciuta per la promozione di cooperazione e soluzione pacifica di controversie internazionali, è rappresentata svilita nell'efficacia delle sue funzioni, a causa di uno sterile replicarsi di dinamiche poco incisive (erano gli anni della Guerra Fredda, della decolonizzazione, dei molti conflitti causati da contrapposizioni di ogni sorta generate dal contesto post-secondo conflitto mondiale) i cui protagonisti erano personaggi quali il diplomatico, scomparso non a seguito del suo operato istituzionale, del quale il regista lascia intendere ... che ben poco valga, bensì, più banalmente, di un malessere fisico, il quale lo ha ucciso, per giunta, all'interno dell'appartamento di una della sue molte "amiche". Questo discutibile spessore morale è noto alla figlia del diplomatico, un'intraprendente ragazza che fa la sua comparsa in scena in prossimità dell'epilogo. La giovane esprime l'interesse a tener nascoste le circostanze della morte del padre non tanto per il buon nome della nazione che egli era chiamato a rappresentare in terra straniera, quanto per tutelare la madre, ignara degli intrallazzi fedifraghi del marito. Questa istanza cozza con gli interessi delle "jene del quarto potere", i giornalisti mostrati nel film. Moreau, appartenente ad un'agenzia di stampa, e Delmas, un cinico freelance, spendono le loro energie nella ricerca; utilizzano i trucchi del mestiere, alcuni dei quali poco gradevoli umanamente e deontologicamente; applicando, con realismo, la regola "cherchez la femme", rintracciano una dietro l'altra le amiche del diplomatico, donne di spettacolo, prostitute d'altro bordo, attricette; una di esse, autrice di un tentato suicidio, svela il mistero circa la sorte del diplomatico, riferendo la posizione del cadavere dell'uomo. Moreau riceve dal capo della sua agenzia, giunto anch'egli sul posto, la consegna del silenzio, per motivi d'interesse nazionale; Delmas non è dello stesso avviso. Sposta il cadavere e di seguito lo fotografa, al fine di far apparire più "torbide" le circostanze della morte dell'uomo; rende più interessante lo scoop e più alto il valore dei negativi. Ne' il rispetto dovuto ad un morto, ne' l'apprensione di una figlia, ne' il buon nome di una moglie sono più importanti delle prospettive di guadagno, destinato ad essere speso tra alcolici, di cui Delmas è un buon consumatore, e bagordi notturni. Il reporter è interpretato dal Pierre Grasset; inquieto, avido, vizioso, soprattutto ipocrita. Pur di giustificare il proprio modo di agire, s'appella ai diritti di libertà. L'epilogo lo mostra sconfitto; non ha il coraggio di utilizzare le immagini carpite con la prepotenza o con l'inganno, delle quali, dopo essere stato malmenato dal più posato collega Moreau, interpretato dallo stesso regista Melville, si libera, avendo forse maturato la consapevolezza che un guadagno conseguente alla loro vendita non avrebbe ne' cambiato la sua sconclusionata esistenza, ne' migliorato la scarsa considerazione che gli altri hanno di lui. La storia è ambientata in una New York notturna, tra locali di dubbia fama, postriboli di lusso, bar, luoghi che appaiono di consueto nei film noir statunitensi, genere cui Melville s'ispira per la direzione della sua opera. Manca un omicidio, manca la polizia, mancano i malviventi, nel racconto; ma i giornalisti ne fanno le veci, utilizzando la macchina fotografica come un'arma; ogni lampo del flash, come un colpo di pistola. Melville esprime un notevole pessimismo verso la sua contemporaneità, elevando molteplici critiche; alle strutture quali l'O.N.U. non per gli intenti dei fondatori quanto per la scarsa resa della sua attività; a certo giornalismo d'assalto, subordinato ad interessi economici e politici; all'indole di alcuni individui, facili prede di vizi e debolezze a dispetto dei ruoli ricoperti. Un buon film, in linea con la dialettica del celebre regista francese ed impreziosito dalla sua presenza tra gli attori.

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