Regia di Alan J. Pakula vedi scheda film
L’incipit di questa bella e triste storia è sapientemente accompagnato dall’ottima colonna sonora di James Horner, melodia di terra irlandese che, attraverso i suoi dolci e nostalgici motivi, ci introduce agli eventi. Questi ultimi danno corpo a un film ben fatto ed avvincente, ma privo di quella passione, di quel passo in più che ha caratterizzato altre pellicole più riuscite sull’argomento.
Ciononostante, Alan J. Pakula non è l’ultimo arrivato: co-fondatore negli anni ’70 di certo genere poliziesco a sfondo politico che allora andava tanto, prosegue il suddetto filone (se così possiamo chiamarlo) con questa sua ultima opera, la quale non è certo all’altezza dei suoi precedenti capolavori (“Una squillo per l’ispettore Klute” e “Tutti gli uomini del presidente”), ma che comunque scorre, funziona, intriga.
Un riuscitissimo thriller, pieno di ritmo e forte di un cast eccelso.
Certo, è un film americano nell’anima, con tutti i pro e i contro del caso. Tra i primi vi è l’appetibilità narrativa del plot, mentre tra i secondi vi sono i cliché tipici della struttura complessiva del cinema made in Usa, quali ad esempio l’impellente necessità di far quadrare per forza tutto prima dei titoli di coda. Ma va bene così; in fondo anche il cinema è un compromesso.
Affrontando poi questioni morali non trascurabili, si arriva a un finale dove il Brad Pitt morente racconta a Harrison Ford (il poliziotto che gli dà la caccia) fatti, misfatti e tragedie del suo paesee della (sua) vita da terrorista. Lo sguardo attonito, sconcertato, perso e malinconico del primo ricorda molto quello del suo Rick Deckard di quindici anni prima, lo sguardo stupito di chi assiste all’ultima confessione di coloro che hanno visto cose che noi umani (leggi un poliziotto di New York, con una famiglia e una vita tranquilla) non ci possiamo neanche immaginare. Solo una fugace riflessione, direte voi, ma che può far vibrare per un attimo fuggente le corde del sublime a chi è in grado di coglierla.
Da quest’opera si esce con una sensazione di amarezza, commozione e dolce mestizia, ma anche con quel senso di soddisfazione proprio di chi è consapevole di aver visto un bel film.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta