Regia di Larry Clark vedi scheda film
Storie di adolescenti perdigiorno affollano lo schermo in un tumulto caotico e disordinato di curiosità lisergiche e rapporti a rischio, segnando l'immaginario del cantore di una marginalità che bandisce idealismo e sentimenti ed in cui le pulsioni autodistruttive finiscono per segnare il futuro senza speranza dei suoi incolpevoli protagonisti.
Telly e Casper sono due adolescenti, poco più che bambini, che trascorrono le loro giornate bighellonando per la periferia New York e frequentando una vasta comunità di sbandati come loro, dediti al consumo di droga e alcol ed ad una sconsiderata e irresponsabile promiscuità sessuale. Quando Jennie scopre per caso che il suo primo e unico rapporto sessuale con Telly gli è costato la sieropositività all'HIV, inizia una lunga maratona alla ricerca del ragazzo che, tra locali notturni e feste private, la porterà a scoprire di non essere la sola vittima del suo giovane ed inconsapevole untore.
Opera d'esordio del noto ed importante fotografo americano Larry Clark e prima collaborazione con l'allora 19 enne enfant prodige del cinema indipendente Harmony Korine ( Gummo - 1997), questo dramma metropolitano del cupio dissolvi si può considerare come uno dei più importanti manifesti di un realismo sociale anni '90 che guardava, con spudorato disincanto e leggerezza di tocco, al degrado irreversibile di una generazione ormai abbandonata a se stessa e smarrita nel tunnel senza uscita della droga e delle malattie sessualmente trasmesse. A tratti assimilabile ad una sorta di documentario in presa diretta dal chiaro intento pedagogico (con tanto di visita al consultorio dove campeggiano in bella mostra le policrome gigantografie dei profilattici e dove si consuma il dramma paradossale di una iniziazione sessuale non andata a buon fine) e più spesso attraversato da un minimalismo alla Cassavetes sulle voci alternate di uno sfrontato controcanto sulle abitudini sessuali dei giovani newyorkesi, queste storie di adolescenti perdigiorno che affollano lo schermo in un tumulto caotico e disordinato di curiosità lisergiche e rapporti a rischio hanno finito per segnare l'immaginario di un regista che anche nelle opere successive ha mantenuto fede ad uno stile capace di rappresentarne con crudo realismo le irreversibili derive etiche e sociali, cantore di una marginalità culturale dove sono banditi idealismo e sentimenti e dove le pulsioni autodistruttive finiscono per segnare il futuro senza speranza dei suoi immaturi ed incolpevoli protagonisti.
Kids (1995): Leo Fitzpatrick e Sarah Henderson
Kids (1995): Leo Fitzpatrick e Justin Pierce
Kids (1995): Una scena del film
Questo studio sociale però sembra restare sugli scudi di una disarmante esteriorità del linguaggio cinematografico, laddove il proverbiale disincanto alla Larry Clark finisce troppo spesso per confinare con la superficialità e la vacuità di uno sguardo registico epidermico sulle realtà giovanili di un'america marginale e periferica, sugli oziosi rituali di una deriva culturale ed etica senza scopo e senza speranza e dove l'omologazione che caratterizza i personaggi ne ridimensione la complessità di caratteri individuali ridotti a figurine bidimensionali nell'inutile chiacchiericcio dei loro soliti ritrovi generazionali (il parco, le feste, i locali, gli infrattamenti). Se è vero che a distanza di anni quella di Clark appare come una ricognizione provocatoria e banalizzante sui mali che sembrano bacare la Grande Mela al tempo dello spauracchio di una nuova pandemia millenaristica e dove pure l'assenza di una centralità del discorso morale appare più come una debolezza di intenti che una neutralità del giudizio critico, resta l'efficacia di un finale dove, nell'orgia di promiscuità di una notte di bagordi serpeggia, silenzioso e terribile, il morbo di una spietata malattia di fine secolo che si abbatte come un'oscura nemesi di morte sui corpi esanimi di bambini incolpevoli.
Kids (1995): Una scena del film
Kids (1995): Leo Fitzpatrick e Julia Mendoza
Kids (1995): Rosario Dawson e Chloë Sevigny
Nella parte di un giovane nerd-pusher occhialuto e compiaciuto ("Sono dei rifiuti suburbani, strafatti di extasy!") anche lo sceneggiatore Harmony Korine che lavorerà con Clark nel successivo e non meno controverso 'Ken Park'. Produce, tra gli altri, Gus Van Sant. Presentato in concorso al 48º Festival di Cannes.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta