Regia di Lucas Belvaux vedi scheda film
Nel 1996 Lucas Belvaux, regista francese pressocché sconosciuto in Italia, realizza uno dei suoi film più importanti (e malissimo distribuiti), Pour rire!, commedia arzilla e quasi grottesca con un eccezionale Jean-Pierre Léaud nel ruolo del protagonista Nicolas che scopre che la fidanzata (Ornella Muti) lo tradisce con un ciclista (Antoine Chappey). Pour rire! è un gioiello dimenticato esilarante e dall’abilissimo labor limae di regia e di montaggio. Con un linguaggio lontano dall’anonimato, e che definisce una grandissima consapevolezza estetica, Lucas Belvaux osserva le sue comicissime marionette stringendole in inquadrature di impianto quasi teatrale negli interni (teatrale, a volte, sembra anche la recitazione), ma liberandole in scene d’esterni spesso sveltissime e ipercinetiche (i tantissimi, esilaranti, tentativi di inseguimento di Nicolas). L’attenzione per i dettagli e la gestione dei tempi e della comicità sono però prettamente cinematografiche: vedasi le eccezionali ellissi narrative, che lasciano intendere certi avvenimenti senza esplicitarli tramite i dialoghi, ma visionandone soltanto le tragicomiche conseguenze. Il modo in cui Belvaux riesce dunque a destare il riso è un modo squisitamente proprio della Settima Arte. Basterebbero gli scarti di montaggio nascosti nell’accelerazione della mdp, che dànno l’illusione di spostarsi da un’ambiente all’altro senza alcun tipo di scarto, come anche la lenta contemplazione dei solitari ritmi di vita di Nicolas/Jean-Pierre Léaud, per capire che Lucas Belvaux è un piccolo maestro (misconosciuto).
Comunque l’ironia debordante e spesso nonsense non deve declassare il film a un puro esercizio di genere: Pour rire! è ricco di raffinatissimi sottotesti che non dànno eccessive sicurezze sui motori che muovono gli esseri umani. Indagando l’ambiguità e il paradosso dei sentimenti (Alice, la fidanzata di Nicolas, fa avanti e indietro dal fidanzato e dall’amante senza capire cosa realmente vuole), e interrompendo il film in un momento che può essere fondamentale per la prosecuzione degli eventi (e che lascia interdetti coloro che vogliono per forza risposte), Belvaux dà alla pellicola un sotterraneo senso di malinconia e di smarrimento, dovuto all’inquietante/umoristica capacità di Nicolas di controllare le emozioni e le decisioni della fidanzata e dell’amante, tramite uno stratagemma che è tutto da gustare durante la visione del film. I drammi della vita stanno in primo piano, ma sono stemperati da un’acredine esaltata e turbolenta, che sembra virare verso il macchiettistico ma torna quasi sempre sui binari della lucidità e della consapevolezza. Con deviazioni deliranti e momenti volutamente esagerati, Pour rire! è un film da riscoprire, una perla che ritrova un Jean-Pierre Léaud in piena, pienissima forma, a tenere le fila di un film troppo passato all’oblio.
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