Regia di John Carpenter vedi scheda film
Deludente versione cinematografica di un racconto non proprio riuscito (anche se molto apprezzato) di Stephen King. Carpenter alla regia (non in sceneggiatura) dirige con routinaria professionalità, senza però lasciare il caratteristico segno autoriale.
Il giovane Arnold Cunningham (Keith Gordon) acquista una vecchia e semidistrutta Plymouth Fury di colore rosso, chiamata Christine (sic) dal primo proprietario. Nell'officina del conoscente meccanico Will Darnell (Robert Prosky), con enorme sforzo, riesce a restaurarla. La macchina sembra però avere un influsso nefasto sulla sua personalità, dal momento che Arnold muta carattere, diventando presto irrazionalmente geloso del mezzo. Situazione inspiegabilmente condivisa dalla Plymouth, che inizia ad uccidere (animata da una misteriosa forza soprannaturale) chiunque si interponga nella irrazionale relazione "sentimentale" tra il ragazzo e la macchina.
Gli autori di Christine tentano, in maniera poco originale, di riproporre un tema più volte trattato in ben migliori pellicole (solo per citarne un paio, nettamente superiori a questa: La macchina nera e Duel). Il risultato è forse uno dei peggiori film - diretto con il pilota automatico - di John Carpenter, ispirato dall'omonimo romanzo del celebre scrittore del Maine, entrato in produzione mentre il libro di King doveva ancora essere pubblicato. Lento, privo di tensione, per nulla thriller, a lavorazione conclusa Christine - La macchina infernale, stando a quanto racconta lo stesso sceneggiatore Bill Phillips (nel documentario inserito tra gli extra dell'edizione in dvd), era talmente modesto nel contenuto da non rientrare nemmeno nella classificazione "R". Per timore che una attribuzione PG (ossia film per tutti) potesse limitare l'interesse e quindi l'afflusso del pubblico nelle sale, Phillips ha ritenuto di inserire, assieme al termine "fuck", qualche altra parolaccia nei dialoghi, riuscendo ad ottenere il rating "R". Opera a dir poco ingenua [1] pur se diventata di culto, occorreva che qualcuno trovasse il coraggio di andare controtendenza arrivando a ridimensionare - scrivendo nero su bianco, quindi ufficialmente - questo noiosissimo, per un pubblico over 13, lungometraggio. Nel libro "I due volti del terrore" (Odoya), Michele Tetro pur riconoscendo più riuscita la versione romanzata, inizia così la sua condivisibile recensione: "Infelice adattamento dal romanzo di Stephen King, stavolta non aiutato dal nome autoriale alla regia, che quantomeno avrebbe potuto garantire una certa originalità personale, qui completamente assente..."
Seguono... 92 minuti di applausi!
100 pallottole d'Argento [2]
Dario Argento presenta: Christine. La macchina infernale
"Christine la macchina infernale, del grande John Carpenter, è tratto da un romanzo di Stephen King. Si inserisce nella fissazione che gli americani hanno per l'automobile, con film tipo Duel, Il maggiolino tutto matto - in senso ironico - e una miriade di altri titoli, nei quali le macchine hanno un'anima e arrivano a condizionare gli esseri umani. Christine la macchina infernale è una Plymouth, acquistata da un ragazzo che poi inizia a restaurarla, a trasformarla. Pian piano se ne innamora, diventa per lui un oggetto di culto. Finché la macchina lo spinge ad essere un assassino. Carpenter non sapeva se, nel romanzo, era la macchina che possedeva il ragazzo o il ragazzo che possedeva la macchina. Allora lo chiese a Stephen King, senza ottenere risposta e ne dette la sua interpretazione. Il film ebbe un enorme successo, perché è molto bello e si colloca dopo una serie di opere importanti di Carpenter: Halloween, Fuga da New York e La cosa. La cosa fu però per lui un battuta d'arresto perché era troppo feroce, terribile - per me è uno dei più bei film dell'orrore mai realizzati. Lo vidi a New York, in una sala che a metà film si svuotò perché la gente era proprio stravolta. In seguito ne furono infatti poi distribuite copie censurate. Carpenter cercò di riprendersi con Christine, che era più leggero ed anche più fantasioso. Ed ebbe infatti un enorme successo. Dopo Christine, diresse Starman e Colpo grosso a Chinatown. Quest'ultimo invece fu una specie di disastro, portò Carpenter sull'orlo della depressione. Infatti per un lungo periodo non diresse più film e in seguito ne realizzò alcuni con la mano sinistra. Quasi sembrava che non volesse più fare cinema."
NOTE
[1] In genere, per giustificarne l'apprezzamento, viene considerato una parabola sugli effetti deleteri del consumismo (?), perciò ritenuta in linea con la politica dello stesso Carpenter che in questo caso è al servizio di una produzione non proprio popolare, stimata nel budget di 9.700.000 dollari. Senza dimenticare che è anche il film meno personale del regista, al quale è spettato il solo compito tecnico di adattare a lungometraggio una storia (per nulla originale e ancor meno impegnata) scritta da Stephen King e sceneggiata da Bill Phillips.
[2] Puntata del 04/10/2012 trasmessa su Rai Movie.
"Attualmente il compito più grande della civiltà è quello di rendere le macchine ciò che dovrebbero essere, gli schiavi, anziché i padroni degli uomini."
(Havelock Ellis)
Trailer
F.P. 06/02/2022 - Versione visionata in lingua italiana (durata: 105'30")
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