Regia di Luc Dardenne, Jean-Pierre Dardenne vedi scheda film
"La promesse" è il primo film dei Dardenne che sia riuscito a circolare a livello internazionale, ma non è, come talvolta viene erroneamente indicato, il loro primo film (prima di questo i due fratelli del Belgio avevano realizzato due lungometraggi di finzione: "Falsch" con Bruno Cremer e "Je pense a vous" con Robin Renucci, entrambi film passati inosservati e su cui si possono trovare pochissime informazioni su Internet). "La promesse" già annuncia le tematiche del loro cinema sociale a venire: la lotta per la sopravvivenza, la conquista della maturità a costo di gravi sacrifici e traumi personali, la ribellione contro un ordine sociale che favorisce lo sfruttamento degli emarginati, la solidarietà fra poveri ecc. È come se fosse un'opera prima nata già matura, stilisticamente pregnante, che denuncia le aberrazioni del sistema e la perfidia del protagonista interpretato dal loro attore feticcio Olivier Gourmet senza mai alzare troppo la voce e dando il giusto spazio ad ogni personaggio: molto interessante quello di Assita, la giovane donna di colore che vuole sapere la verità sul marito e non si rassegna alle ingiustizie e al razzismo che incontra sulla sua strada. Un dramma intelligente, privo di moralismo che già offre un quadro spietato e rabbrividente del mondo in cui viviamo; tuttavia lo trovo leggermente sottotono e non altrettanto appassionante rispetto ai vertici del loro cinema che per me restano "Il figlio" e "L'enfant". Oltre a Gourmet figura un giovanissimo Jeremie Renier molto credibile nei panni di Igor, il ragazzo che sceglie di "tradire" il padre e di mantenere la promessa fatta al nero Hamidou dopo la sua morte accidentale. Curiosità: in una scena di karaoke che segna uno dei pochi momenti di serenità tra padre e figlio si ascolta la canzone italiana "Marina" e quella francese "Siffler sur la colline" di Joe Dassin.
Voto 8/10
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