Regia di Luc Dardenne, Jean-Pierre Dardenne vedi scheda film
La promessa del titolo è quella che il figlio di uno sfruttatore di manodopera clandestina fa a un operaio, che sta per morire dopo essere caduto da un ponteggio per sfuggire agli ispettori del lavoro: prendersi cura di sua moglie e di suo figlio, appena arrivati dal Burkina Faso. Per tenere fede a questa promessa, probabilmente fatta senza valutarne le implicazioni, il ragazzotto dovrà fare scelte difficili, mettersi contro il padre e insomma rivoluzionare la propria vita. Il film è la storia della sua sofferta crescita interiore, del risveglio della sua coscienza morale, che sembrava spenta e invece era solo assopita: possiamo intuirlo dall’inizio, quando lo vediamo osservare con timida curiosità, poi con simpatia e partecipazione crescenti, la misera vita quotidiana dello squallido palazzone in cui gli immigrati vengono stipati. Cresciuto in una famiglia senza donne, senza tenerezza, con un padre intento solo al guadagno, il figlio prova per la vedova (che non sa di essere tale, dato che il cadavere del marito è stato occultato per non avere guai) un sentimento in bilico fra desiderio di una figura materna e attrazione sessuale. E il finale, illuminato dalla speranza ma certo non banalmente consolatorio, mostra forse la nascita di una famiglia alternativa.
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